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Vicenza

Finto osservatore
adesca su Facebook
baby calciatori

Le vittime sarebbero alcuni calciatori  tra i 13 e 14 anni (Archivio)
Le vittime sarebbero alcuni calciatori tra i 13 e 14 anni (Archivio)
Le vittime sarebbero alcuni calciatori  tra i 13 e 14 anni (Archivio)
Le vittime sarebbero alcuni calciatori tra i 13 e 14 anni (Archivio)

Girava per i campi da calcio della provincia e si presentava come un osservatore di un club di serie A. Ma secondo la polizia era un modo per entrare in contatto con i ragazzini e carpire con l’inganno immagini e video erotici che le stesse vittime producevano e diffondevano on line sui social network.

Marco Bellardi, calciatore dilettante di 24 anni residente nell’hinterland della città, è ora indagato per i reati di adescamento e pornografia minorile. Sono due gli episodi che gli vengono contestati (le vittime hanno tra i 13 e i 14 anni), ma c’è il sospetto che vi possano essere anche degli altri casi.

Secondo le denunce presentate dai genitori delle presunte vittime i loro figli, che militavano in una squadra di calcio giovanile, erano entrati in contatto con l’indagato al termine di un allenamento.

Sfruttando le sue conoscenze nell’ambiente del calcio dilettantistico, Bellardi girava infatti tra le diverse società della zona ed era entrato in contatto con alcuni allenatori di formazioni under 18, ai quali diceva di avere agganci con il Chievo Verona (circostanza che non trova però conferme). Sosteneva di poter far avvicinare i giovani talenti del pallone al mondo del calcio professionistico. In particolare assicurava di poter accompagnare i ragazzini più meritevoli ad effettuare dei provini per il settore giovanile veronese.

Entrambe le vittime hanno raccontato che nei giorni successivi avevano ricevuto delle richieste di amicizia su facebook da un profilo femminile. Una (sedicente) ragazza all’incirca coetanea, dopo uno scambio di messaggi in chat, li invitava a spogliarsi davanti alla webcam e a inviare immagini nude a carattere erotico. Un invito che i due baby calciatori avevano accolto, scattandosi foto che erano state poi trasmesse al contatto facebook della presunta “amica”.

I ragazzini avevano poi ricevuto dal profilo di Bellardi un messaggio in chat che li avvisava del pericolo: diceva di aver ricevuto le loro foto erotiche e che qualcuno minacciava di diffonderle on line. Si offriva quindi di aiutarli a fare in modo che questo non avvenisse, contando così sul loro silenzio e sulla riconoscenza. In realtà, stando alla denuncia, si trattava di un modo per ottenere la fiducia dei ragazzini e per farsi mandare con l’inganno le immagini pornografiche.

Le denunce dei genitori hanno dato il via a un’approfondita attività investigativa, che è ancora in corso.

Nei mesi scorsi i detective della polizia si sono presentati a casa dell’indagato, dove è stato sequestrato del materiale informatico, tra cui un telefono cellulare e un hard disk. Il materiale è stato poi trasmesso al nucleo della polizia specializzato in reati informatici.

L’indagine prosegue da diversi mesi. Gli investigatori stanno verificando le eventuali responsabilità di Bellardi in merito ai fatti denunciati dalle vittime e per capire se dietro alla vicenda vi sia una rete più grande di pornografia minorile. C’è il sospetto infatti che dietro alle richieste di amicizia e di spogliarsi vi sia quello che viene chiamato child grooming, ovvero l’adescamento sessuale di minori attraverso internet.

Paolo Mutterle

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