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Vicenza

Botte e minacce alla moglie. «Un incubo durato 24 anni»

Le avrebbe reso la vita impossibile, con atteggiamenti violenti, minacce, vessazioni continue. «Mi ha costretta a vivere in un incubo per 24 anni», contesta Daniela, 58 anni, della città, che in aula potrà costituirsi parte civile con l’avv. Elena Dal Dosso. Sulla scorta della sua denuncia, e dei successivi accertamenti della magistratura, il pubblico ministero Block ha chiesto e ottenuto il processo a carico di Alberto De Bortoli, 62 anni, oggi residente ad Arcugnano, apprezzato odontotecnico, il quale - tutelato dall’avv. Francesca Rigato - contesta la ricostruzione e nega responsabilità di sorta. «Non esistono certificati medici, se non uno del secolo scorso molto generico, e lei mi ha denunciato dopo una complicata separazione», sostiene. Dovrà presentarsi in aula, davanti al giudice Salvadori, fra qualche settimana; e in tribunale emergerà la verità.
La singolare vicenda che verrà discussa in aula vede gli ex coniugi, sposati per molti anni, su fronti contrapposti e con versioni inconciliabili. Daniela, impiegata, spiega di avere subito i comportamenti da codice penale del marito per tanti anni sperando che cambiasse e perché era innamorata di lui. Ciononostante, lui l’avrebbe minacciata con frequenza, l’avrebbe spesso aggredita verbalmente e qualche volta fisicamente. Era accaduto nel secolo scorso e anche prima della separazione. Non solo: convinto che lei coltivasse altre relazioni, avrebbe controllato i suoi spostamenti, umiliandola. Il 6 marzo di due anni fa l’avrebbe fatta scendere con la forza dalla vettura e, spingendola, l’avrebbe fatta andare a sbattere contro l’auto, offendendola. Quindi l’avrebbe trascinata sotto il portico di casa, dove l’avrebbe di nuovo afferrata per i vestiti urtandola contro un mobile; e quindi l’avrebbe insultata come una poco di buono e l’avrebbe minacciata: «È adesso che devi avere paura perché ti uccido con le mie mani». In questo modo, avrebbe provocato, annota il magistrato, un grave stato di sofferenza fisica e morale nella moglie che, esasperata, aveva chiesto la separazione da lui.
De Bortoli non accetta questa ricostruzione e sostiene come non sia credibile che una donna impegnata anche nella lotta alla violenza domestica e di genere possa avere accettato una situazione così descritta per un quarto di secolo. Non solo: sostiene di non averle mai messo le mani addosso, come sarebbe confermato dal fatto che lei non è mai andata al pronto soccorso a farsi medicare e refertare. E ancora che il resto delle accuse sono invenzioni, emerse solamente dopo l’addio fra coniugi. Per questo è certo di dimostrarsi innocente in aula.
Davanti al giudice sfileranno i testimoni, per fare piena chiarezza. 

 

Diego Neri

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