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Vicenza

«Anni di botte a moglie e figlio»: ex muratore verso il processo

La sua vita, da decenni a questa parte, è segnata dal rapporto con l’alcol. Quando beve diventa irascibile, violento, prevaricatore; quando riesce a stare lontano dal bicchiere comprende i suoi errori e cerca di farsi perdonare. Fra il 2018 e il 2020, però, G.R., 41 anni, residente in città (le iniziali sono a tutela del figlio minorenne, altrimenti riconoscibile), si sarebbe fatto trascinare dall’ebbrezza, macchiandosi di comportamenti ingiustificabili in famiglia: botte alla moglie e al figlio che oggi ha 14 anni, insulti, minacce e vessazioni, unite a scenate; mobili danneggiati, l’auto sfasciata contro un muro. Senza dire delle privazioni a cui avrebbe sottoposto i suoi cari, costretti a vivere nelle ristrettezze perché i soldi, in casa, servivano a comprare vino, birra e superalcolici. La moglie, esasperata, si era rivolta in caserma, nel marzo di due anni fa. 
Oggi che G. R. sta seguendo un percorso terapeutico di recupero, il, pubblico ministero Parisi ha chiuso le indagini manifestando l’intenzione di mandarlo a processo per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate. È probabile che l’imputato, che in passato lavorava come muratore e che oggi non ha un’occupazione stabile, difeso dall’avv. Stefano Peron, possa chiedere in aula di patteggiare la pena. Ha già scritto alla moglie chiedendo perdono e il giudice gli ha revocato la misura cautelare del divieto di avvicinamento, così da poter incontrare il figlio in forma protetta, nella struttura pubblica che lo ospita.
I primi problemi con l’alcol l’indagato li ha avuti da ragazzino. Da allora, a più riprese, è finito nel tunnel e il percorso di caduta e rinascita lo ha vissuto più volte in passato, quando è stato aiutato proprio dalla famiglia. Nel maggio 2018, però, dopo un lutto, il muratore ha ripreso a bere: e quando è ubriaco non ragiona, non ha freni, alza le mani: è accusato di avere picchiato più volte la moglie e di aver malmenato anche il figlioletto che cercava di difendere la mamma. Allontanato di casa nel marzo di due anni fa, nell’estate 2020 ha ripreso un nuovo percorso che lo starebbe portando fuori dalla dipendenza. Nel frattempo, però, è chiamato a rispondere dei quasi due anni da incubo che ha fatto vivere ai suoi congiunti, che in diverse occasioni erano stati costretti a chiedere l’aiuto dei vicini di casa o delle forze dell’ordine, per placare le sue ire; e anche a farsi ospitare da parenti, quando la convivenza diventava intollerabile. Moglie e figlio hanno pazientato, prima di rivolgersi agli inquirenti, anche perché dopo qualche giorno di eccessi G. R. si calmava, promettendo che sarebbe stato alla larga dalle bottiglie, e chiedendo scusa per il suo atteggiamento violento. Ma bastava poco per farlo riprendere a bere; ed era sempre più difficile farlo smettere. Fino a quando, dopo settimane di minacce, offese, urla e botte in casa, non era scattata la denuncia, e l’intervento della magistratura che lo aveva costretto a lasciare la casa coniugale. 

 

Diego Neri

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