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Il docu-film

Una troupe Usa celebra i migranti dell’Arkansas partiti da Valli e Recoaro per raccogliere cotone

Il regista e giornalista Larry Foley ha filmato le valli e i luoghi di Recoaro da cui i contadini partirono nel 1895 per andare a lavorare nei campi di cotone.
La troupe impegnata nelle riprese del documentario girato fra Recoaro e Valli
La troupe impegnata nelle riprese del documentario girato fra Recoaro e Valli
La troupe impegnata nelle riprese del documentario girato fra Recoaro e Valli
La troupe impegnata nelle riprese del documentario girato fra Recoaro e Valli

Larry Foley ha gli occhi del bambino che si apre al mondo. Guarda affascinato il Pasubio, le contrade, le strade che si inerpicano verso il Carega. E la domanda che gli viene spontanea è: «Ma com’è possibile che chi abitava qui sia finito nell’inferno dell’Arkansas?».

Un documentario sull'epopea degli emigranti

Eppure è successo e Foley, regista e giornalista americano è arrivato a Recoaro e Valli del Pasubio per documentare l’epopea degli emigranti che lasciarono a fine ’800 questi luoghi alla volta delle piantagioni di cotone americane. Un sogno che si infranse presto, a causa del trattamento disumano cui vennero sottoposti.

Il regista americano Foley a Valli del Pasubio

Ieri Foley ha girato a Valli del Pasubio dove una messa ha ricordato il saluto dato a chi, nel 1895, decise di attraversare l’oceano in cerca di fortuna. Larry Foley è anche professore universitario e presidente della Scuola di Giornalismo e media dell’università dell’Arkansas. 

Il docu-film Cries from the cotton field (“Grida dal campo di cotone”)

“Cries from the cotton field” (“Grida dal campo di cotone”) sarà il titolo del suo prossimo film documentario, che rievoca la storia degli abitanti di Valli e di Recoaro, emigrati negli Stati Uniti. «Se ne andarono per inseguire quello che noi chiamiamo il sogno americano» spiega Foley. «Andarono a lavorare nei campi di cotone di Sunnyside, nel sud-est dell’Arkansas, ma non trovarono ciò che si aspettavano. Il caldo rovente, le zanzare, il pessimo approvvigionamento idrico, le terribili condizioni igienico-sanitarie. Un inferno di sfruttamento. Molti di loro presero la malaria o la dissenteria e morirono». 

Le comunità nostrane arrivarono a Sunnyside nel novembre del 1895, via nave. Solo pochi giorni prima, esattamente 127 anni fa, avevano organizzato un grande raduno nella chiesa Arcipretale di S. Maria di Valli; «una sorta di festa pre-partenza, per propiziare il viaggio», spiega Foley. «Per questo siamo qui a girare oggi. Questo posto rappresenta la speranza infranta di coloro che partirono per non fare mai più ritorno».

Per la troupe di Foley è molto importante restituire al presente le immagini del paesaggio italiano: «Avevamo bisogno di vedere cosa avevano lasciato queste persone. Che aspetto avesse questo posto». 

La storia vista attraverso gli occhi di padre Pietro Bandini

La storia è vista attraverso gli occhi di padre Pietro Bandini, protagonista del film, personaggio realmente esistito, celebre per aver portato gli immigrati italiani lontani dalla loro miseria di Sunnyside.

Il prete infatti organizzò una nuova migrazione, che portò i recoaresi e i valligiani alla scoperta delle montagne di Ozarks, nell’Arkansas nord occidentale, al confine con il territorio indiano: lì fondarono una nuova colonia e una nuova città, Tontitown, ed iniziarono a vivere del raccolto dell’uva, in una terra molto più accogliente e, paradossalmente, simile a quella che si erano lasciati alle spalle in Italia.

A Tontitown ogni anno dal 1898 ricorre un festival dedicato all’uva. La città è nota ancora oggi per le tradizioni italiane, vive nella memoria collettiva e nella cultura.

La vicenda studiata anche da esperti locali

Ricordiamo che l’intera vicenda storica è stata oggetto di studio anche da parte di esperti locali: Giorgio Trivelli e Luciano Caleffi hanno scritto il libro “Terra promessa”

 

 

 

 

Anna Rossi

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