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Tumori al seno, il nodo dei numeri

L’ospedale di Santorso: un disguido sui codici ha alterato il conteggio dei re-interventi per tumore al seno
L’ospedale di Santorso: un disguido sui codici ha alterato il conteggio dei re-interventi per tumore al seno
L’ospedale di Santorso: un disguido sui codici ha alterato il conteggio dei re-interventi per tumore al seno
L’ospedale di Santorso: un disguido sui codici ha alterato il conteggio dei re-interventi per tumore al seno

Tumore al seno: a livello nazionale, il 7,5 per cento delle donne operate è costretto a sottoporsi ad un secondo intervento. È quanto emerge dai dati di Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, rilanciati da un’inchiesta di Milena Gabanelli pubblicata sulla rubrica Dataroom del Corriere della sera. Nella ricerca, viene stilata una classifica delle strutture sanitarie italiane nelle quali più di frequente le pazienti sono costrette a tornare in sala operatoria. Nella lista figura anche l'ospedale di Santorso, la cui percentuale, ad una prima lettura, appare al 18 per cento, oltre il doppio della media nazionale. La situazione così rappresentata sta suscitando dibattito e diventa oggetto anche di un’interrogazione presentata in consiglio comunale a Schio da Carlo Cunegato e Giorgio De Zen del gruppo di minoranza Coalizione civica. L’Ulss 7, però, rettifica quei numeri: per l'azienda, all'ospedale di Santorso, il rischio di re-intervento, misurato dal Piano nazionale esiti, quest'ultimo elaborato annualmente dall’Agenas, è pari a circa la metà del dato emerso dall’inchiesta. L’inghippo è legato ad un «conteggio errato» degli interventi, originato dall'attribuzione, da parte dell’Ulss stessa, di codici uguali ad operazioni di tipo diverso: gli stessi numeri identificativi sono stati assegnati ad interventi di diagnostica, come quelli per il prelievo e la successiva analisi dei noduli, e alle operazioni di rimozione delle masse tumorali. Così, quando Agenas ha conteggiato le operazioni per singola paziente, ha considerato come interventi di rimozione anche quelli legati a procedure diagnostiche. «Il dato è sovrastimato perché comprende anche interventi di diagnostica - precisa il dottor Pietro Mainente, referente per la senologia dell'ospedale di Santorso -. Lo stesso codice era stato assegnato a tutti gli interventi al seno, mentre un intervento diagnostico deve avere un codice diverso. Bisogna verificare con precisione i dati, ma sicuramente la percentuale di donne operate due volte a Santorso è molto più bassa, probabilmente pari a circa la metà. È un problema di codifica, non sanitario: le pazienti sono trattate in modo adeguato. Esamineremo tutte le cartelle cliniche per risolvere la questione». Attualmente, anche nel Vicentino il tumore al seno colpisce una donna su otto. L’incidenza è in aumento, poiché fino a qualche tempo fa si ammalava una donna su dieci. È cresciuto, però, anche l’indice di sopravvivenza: su 100 donne alle quali sia stato diagnosticato un cancro alla mammella, oggi dopo cinque anni ne sopravvivono 89, mentre nel decennio precedente il dato era pari a 84. Merito dell’efficienza delle procedure di screening, delle cure e degli interventi chirurgici, che puntano ad evitare la rimozione completa del seno. «Tre quarti degli interventi eseguiti a Santorso sono di tipo conservativo», spiega Mainente. L’inchiesta di Dataroom punta i propri fari anche sui mammografi in dotazione negli ospedali italiani: dalla ricerca emerge come in diverse strutture vengano utilizzate ancora apparecchiature analogiche, in certi casi con un’età superiore ai 10 anni. Una situazione che non «non riguarda Santorso: noi utilizziamo mammografi digitali, i nostri radiologi sono in grado di trovare neoplasie anche delle dimensioni di quattro millimetri - sono ancora le parole del chirurgo Mainente -. Ora è in fase di installazione la nuova risonanza magnetica, che rappresenterà un aiuto in più anche per la senologia». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Carollo

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