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Isola Vicentina/Cittadella

Il ricordo di Filippo e la salita alla vetta metafora della vita. Duomo gremito per l'abbraccio a Erica e Davide

La comunità di Isola s’è stretta nel ricordo di Filippo Bari (Foto CISCATO)
La comunità di Isola s’è stretta nel ricordo di Filippo Bari (Foto CISCATO)
La comunità di Isola s’è stretta nel ricordo di Filippo Bari (Foto CISCATO)
La comunità di Isola s’è stretta nel ricordo di Filippo Bari (Foto CISCATO)

La vetta della montagna come meta al termine di un percorso e come luogo in cui viene annullata la distanza tra la terra e il cielo. I cambiamenti climatici, di fronte ai quali nessuno di noi è invulnerabile. Sono stati questi i temi della veglia di preghiera per Filippo Bari e le altre vittime del crollo sulla Marmolada, ieri sera, a Isola Vicentina. La celebrazione è stata officiata da padre Renzo Marcon, priore del convento di Santa Maria del Cengio, di fronte ai familiari, agli amici, ai conoscenti di Filippo, che viveva a Malo ma era originario di Isola. 
«La strage sulla Marmolada può essere definita come la più grande tragedia sulle Alpi nell’era moderna - è stato ricordato nell’apertura dell’evento -. Filippo e le altre persone sono vittime e monito per noi. Non siamo immuni rispetto al clima, che sta cambiando, non siamo invulnerabili». 
I fedeli, in una chiesa piena di partecipanti, hanno seguito la veglia su un foglietto, sul quale era stato riportato il selfie che ritrae Filippo sul ghiacciaio, pochi minuti prima della tragedia. Più avanti, a seguito di una lettura, un altro riferimento all’ambiente, riportando le parole del papa. «La nostra terra - dice Papa Francesco - è maltrattata e saccheggiata e richiede una “conversione ecologica”, un “cambiamento di rotta” affinché l’uomo si assuma la responsabilità di un impegno per “la cura della casa comune”». 
Quindi, il ritorno della metafora della montagna. «Gesù ama salire sul monte, dove la distanza tra la terra e il cielo è annullata - ha proseguito padre Renzo -, dove c’è l’incontro tra l’umano e il divino, c’è un’interconnessione cosmica, si respira il divino. È un’esperienza religiosa, straordinaria». 
Alla veglia ha partecipato anche il sindaco di Isola Vicentina Francesco Enrico Gonzo, che oggi, assieme al vicesindaco Nicolas Cazzola, sarà a Canazei per la messa concelebrata dall’arcivescovo di Trento mons. Lauro Tisi e dal vescovo di Vicenza mons. Beniamino Pizziol. Il primo cittadino isolano deporrà un cesto di fiori al palaghiaccio, dove sono state portate le salme delle vittime. La comunità attende la data dei funerali di Filippo; le esequie saranno celebrate quasi sicuramente a Isola. 

 

Duomo gremito anche a Cittadella. I ricordi struggenti e la fatica impossibile di dirsi addio: ieri sera si è celebrato un grande abbraccio, quello dell’amicizia sconfinata per Davide Miotti ed Erica Campagnaro. Oltre mille persone si sono strette attorno alle famiglie di marito e moglie, lui 51 anni, lei 44, travolti domenica scorsa dal ghiaccio della Marmolada, devastati dalla montagna che amavano. Don Luca Moretti ha spalancato le porte della grande chiesa del capoluogo che a fatica ha saputo contenere tantissimi volti smarriti, tristi, sconcertati. «Grazie agli amici - ha esordito l’arciprete - che questa sera ci avete riuniti: lo facciamo nell’amore e ci stringiamo attorno ai parenti, addolorati, increduli, arrabbiati, ancora sospesi ma uniti. Perché c’è un filo sottile che ci lega e che non può essere spezzato da niente, e lo chiamiamo amore. Questa è un’occasione per condividere uno sguardo, una carezza, un abbraccio, un ricordo». È stata data voce a istantanee, momenti, tutto quello che Davide ed Erica hanno seminato nelle menti e nei cuori di amiche e amici. E hanno seminato moltissimo. La maestra delle elementari di Davide è partita dalla domanda senza risposta, quella stessa inquieta domanda che anche il Gesù più fragile di sempre si pone sulla croce: «Perché?». «Il dolore di questi giorni ci travolge. Ci chiediamo perché. È lo stesso grido di Gesù, è il nostro grido». Erica che trascinava: «Dolce Erica», il sentimento delle amiche, «donna forte, onesta e spontanea. Per noi sempre un conforto. Uno sguardo profondo e rassicurante, sei energia e sei coraggio». La guida alpina e «i consigli preziosi che davi, eri paziente, punto di partenza dei miei viaggi». E poi gratitudine per una mamma che ha saputo «essere parte della mia vita, trasmettendomi un forte senso di solidarietà». Ancora: «Non è possibile, perché Davide tu sei Goldrake, con la montagna vinci sempre». La bellezza di Erica: «Quel tuo sorriso contagioso, sei unica nel tuo genere, la tua amicizia ha cambiato le nostre vite, ci hai fatto vivere la vera amicizia». Lui era simpatia allo stato puro, «l’amico di tutti», lei vive in un ritratto gioioso, «con il vestito colorato che arriva in ufficio in bici. Già piena di energie. Una donna umile, ricca di parole gentili, sempre mite». 

Matteo Carollo e Silvia Bergamin

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