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I Comuni contrari alla legge regionale sul gioco d’azzardo

Una sala giochi
Una sala giochi
Una sala giochi
Una sala giochi

«Una scelta che azzera gli sforzi di molti Comuni, che si erano strenuamente battuti per approvare provvedimenti capaci di limitare il più possibile il gioco, specialmente nelle ore notturne». È il commento dei sindaci del distretto Alto Vicentino dell’Ulss 7 sulla Legge regionale 38 del 2019 sul gioco d’azzardo. Secondo i primi cittadini, l’intento regionale di rendere omogeneo l’orario di apertura delle sale da gioco cancella la legge precedente, togliendo ogni potere ai sindaci su questo punto. Il nuovo provvedimento interviene poi sulla distanza obbligatoria da luoghi sensibili quali scuole, chiese, strutture sanitarie, sportelli bancomat, calcolando il conteggio non più in linea retta bensì sulla base di un percorso pedonale più breve, riducendo, così, per gli amministratori, l’efficacia della misura. «Quello della Regione rischia di diventare un significativo passo indietro nella lotta contro la ludopatia - afferma il presidente del distretto 2 dei sindaci dell’Ulss 7 Franco Balzi -. Siamo determinati a fare la nostra parte, confrontandoci in modo costruttivo con il livello politico regionale, per porre rimedio a questa prospettiva». Secondo i dati del Tavolo dipendenze del distretto, istituito dai sindaci, più di 2 mila persone hanno contattato il Serd; nei sette Comuni guidati dai sindaci dell’esecutivo, la somma giocata nel 2018 ha superato i 134 mila 500 euro. I contatti allo sportello del gioco d’azzardo patologico sono aumentati dai 105 del 2018 ai 149 registrati alla data di oggi. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

MA.CA.

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