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La testimonianza

Caffè Carraro in Ucraina: «Il nostro distributore: "Bombardano, portateci a Schio"»

Le immagini di guerra a ridosso delle città giunte ieri dall’Ucraina all'azienda di Schio
Le immagini di guerra a ridosso delle città giunte ieri dall’Ucraina all'azienda di Schio
Ucraina bombardamenti russi

Sveglia con il caffè e il telefonino che bombarda. È Yuri Timchenco, distributore storico del canale bar della Caffé Carraro di Schio che ha contribuito a fare dell’Ucraina il primo mercato export (con la Russia) dell’azienda vicentina consacrandola come un vero e proprio brand. I video si susseguono: il missile sull’aeroporto di Kiev, le immagini dalla finestra di casa sua a Lutsk, 70 chilometri dal confine polacco, i tuoni delle esplosioni e i terribili “funghi” di fumo che salgono al cielo. Hanno bombardato anche lì, distruggendo le sedi della tv nazionale, 5 chilometri da casa sua.

«Guarda cosa fanno i nostri fratelli russi», scrive a Giulio Zanandrea, direttore export e marketing dell’azienda di famiglia, guidata dal papà Giuseppe. Ed è proprio Giuseppe, amministratore unico, a ricordare che appena 10 giorni fa avevano invitato il loro distributore storico ucraino, tre figli, a lasciare con il socio Vasili per un po’ l’Ucraina fino alla fine della crisi, rendendosi disponibile ad ospitarli con le famiglie. «Ci avevano risposto di stare tranquilli e che non era proprio il caso». Ieri, alle 15 ora ucraina, ha chiamato lui: «Bombardano, portateci via. È ancora valida la vostra offerta?». Certo che sì hanno risposto senza battere ciglio gli Zanandrea: «Abbiamo già gli appartamenti pronti». Da ieri però è scattato il coprifuoco e le frontiere sono chiuse. «Bisognerà vedere - risponde Giuseppe Zanandrea - se le due famiglie in qualche modo riusciranno ad entrare in Polonia abitando a 70 chilometri dal confine, gli auguriamo di farcela».

Effetti sul business. Ma nell’azienda di Schio, 46 milioni di fatturato 2021 di cui il 10% dalle vendite in Russia e Ucraina, ieri mattina si sono svegliati con un’altra sorpresa: la catena ucraina della distribuzione alimentare ha inviato un bonifico a saldo di tutte le fatture aperte, ma ha anche annullato gli ordini per 30 giorni, il periodo di coprifuoco dichiarato dal Governo. Per le forniture della Caffè Carraro significa un valore di 200 mila euro. L'azienda in Ucraina, dove nel 2021 ha fatturato oltre 2 milioni, ha 3 distributori di cui 2 nel canale bar e il terzo nella distribuzione alimentare, la seconda Gdo del Paese.

«Il secondo distributore bar si trova vicino a Kiev e al momento, benché con bombardamenti vicini, sembra più tranquillo - risponde Zanandrea -. Il terzo cliente che rappresenta la catena dei supermercati ha il quartier generale a Dnipro, quindi molto vicino alle due provincie separatiste filorusse. Anche in quella zona sono avvenuti bombardamenti ma, per rassicurare la popolazione e i loro clienti, hanno diffuso una dichiarazione in cui informano di avere tutti i punti vendita e i magazzini pieni di merci e in grado di far fronte anche ad un aumento della domanda. Informano inoltre che i trasporti e la logistica del loro gruppo stanno funzionando in modo regolare. Invitano tutti i clienti a mantenere la calma e informano che hanno comunque approntato piani operativi in caso di sabotaggi e/o confronti armati. Ma questa mattina (ieri) ci hanno ovviamente annullato i prossimi ordini per un mese».

Russia in bilico. Riflessi sul business anche in Russia. «Dai nostri clienti russi sui quali sviluppiamo un fatturato ancora più elevato rispetto all’Ucraina, abbiamo ricevuto conferma che il prelievo di denaro dagli sportelli bancari è sospeso e devono ancora capire se possono fare bonifici all’estero. Siamo in attesa di risposta dalle loro banche che, al momento, stanno cercando di capire a che punto si fermerà la svalutazione del rublo (ieri perdeva già il 10%) per riprendere operatività. Il nostro cliente ci chiede di spedire comunque i primi 20 mila chili in ordine, per consegna la settimana prossima, senza anticipare il pagamento come da condizioni contrattuali».

Previsioni? «Non ci sentiamo all’altezza di poter fare la benché minima previsione sullo sviluppo della crisi. Siamo in contatto con i nostri clienti 4 volte al giorno e seguiremo lo sviluppo degli eventi».

Cosa comporta per il business? «Marzo per noi avrà comunque uno stop di almeno 400 mila euro».

Roberta Bassan

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