<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Valbrenta, cinquina da 7 mila abitanti

Valstagna e Carpanè, frazione di San Nazario.  ARCHIVIO
Valstagna e Carpanè, frazione di San Nazario. ARCHIVIO
Valstagna e Carpanè, frazione di San Nazario.  ARCHIVIO
Valstagna e Carpanè, frazione di San Nazario. ARCHIVIO

Quella del Comune unico della Valbrenta, anche dalla Regione, è considerata la fusione «più significativa» di tutte. Include cinque municipi, quelli di Solagna, Campolongo, San Nazario, Valstagna e Cismon, che si sviluppano su un territorio che copre quasi 27 chilometri di valle, collegata dal Brenta, dalla Statale 47 e dalla ciclopista. Dal punto di vista amministrativo, il progetto di aggregazione arriva da lontano, avendo occupato le delibere dei consigli comunali per anni: prima con la possibilità di unire solo Valstagna e San Nazario, poi con il recente passaggio di tutte le funzioni fondamentali dei cinque Comuni in Unione montana, considerata l’anticamera del Comune unico, votata all’unanimità nel 2015 e diventata operativa l’anno seguente. Eppure, proprio in Valbrenta, non mancano gruppi contrari alla fusione, che negli scorsi mesi hanno palesato le loro motivazioni sia in una raccolta firme che in Regione. Adesso la parola passa ai cittadini. Sono 7.500 i residenti che domenica 16 dicembre saranno chiamati ad esprimere la loro posizione nel referendum. Le urne - le stesse attive durante le elezioni amministrative, con gli identici seggi in tutti i Comuni - resteranno aperte dalle 7 alle 23. Lo spoglio verrà effettuato durante la notte, con la formalizzazione dell’esito fissata per il lunedì. Se la fusione verrà approvata, il municipio avrà sede a palazzo Guarnieri di Carpanè, a San Nazario, posizione centrale a tutti i Comuni della Valle. Il nuovo ente si chiamerà Valbrenta. I sindaci ci credono e sono compatti nel ritenere la fusione «una scelta consapevole per il futuro», scelta consapevole che ora chiedono ai concittadini. I timori di parte dei residenti, in questo passaggio da molti ritenuto epocale, e senza possibilità di retromarce, è quello di perderci sia in termini di servizi che di identità territoriale. Il fronte del No ritiene «il territorio troppo ampio e disomogeneo per essere unificato». Molte rassicurazioni arrivano dai Comuni: «Gli attuali municipi rimarranno aperti, con sportelli attivi per i servizi come il rinnovo della carta di identità, certificati, cambi di residenza. I documenti non dovranno essere aggiornati con il nuovo Comune, così come non cambieranno gli usi civici, che rimarranno a usufrutto della comunità titolare dei diritti. Caserme, uffici postali e banche non sono di competenza comunale, ma ci è stata garantita la permanenza. Tutte le associazioni manterranno le loro sedi». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesca Cavedagna

Suggerimenti