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Lusiana Conco

Muore di Covid, lo sfogo della nipote: «Mio zio tradito dagli "amici"». Il post denuncia condiviso da Selvaggia Lucarelli

Il post su Fb dedicato allo zio dalla nipote Roberta è stato condiviso anche da Selvaggia Lucarelli
Il post su Fb dedicato allo zio dalla nipote Roberta è stato condiviso anche da Selvaggia Lucarelli
Il post su Fb dedicato allo zio dalla nipote Roberta è stato condiviso anche da Selvaggia Lucarelli
Il post su Fb dedicato allo zio dalla nipote Roberta è stato condiviso anche da Selvaggia Lucarelli

Un disabile convinto da alcuni frequentatori di un bar dell'Altopiano a non indossare la mascherina perché gli avrebbe "bruciato i polmoni", segue lo scellerato consiglio e muore di Covid nella giornata dell'Epifania. Da circa dieci giorni, Giuseppe Pozza, 63 anni, residente a Lusiana, era ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Santorso. Il virus, che aveva contratto alcune settimane fa, anche per alcune patologie pregresse, è stato purtroppo più forte del grande impegno che i medici hanno messo nel tentativo di salvargli la vita. Del dramma ha raccontato anche su Facebook la nipote, Roberta Pozza, con uno scritto dove ha raccolto sia il ricordo del parente, che la denuncia di quanto sarebbe avvenuto nel bar di paese. Il post è stato condiviso anche dalla nota giornalista Selvaggia Lucarelli, fatto che ha dato alla storia di "Bepi" una rilevanza nazionale, con migliaia di commenti e condivisioni.

 

 

Il caso Giuseppe Pozza ha sempre vissuto a Lusiana-Conco. Disabile dalla nascita, in paese era conosciuto da tutti, come un uomo affabile e gentile, grande amante delle camminate, dei gatti, dell'aranciata e dei boschi. Viveva nella contrada di via Onfesa, un gruppo di case dove risiedono anche i suoi famigliari che si sono sempre presi cura di lui, soprattutto da quando è mancata la madre. Si fidava delle persone che conosceva, e seguiva i consigli, anche quelli dati dagli amici del bar. Di recente, contro le indicazioni dei parenti, pare avesse scelto di non portare più la mascherina. Il virus non ha tardato ad attaccarlo, tanto che circa due settimane fa, dopo la diagnosi positiva del Covid, era stato ricoverato nel reparto di terapia semintensiva di Santorso. Presto le sue condizioni si sono aggravate, prima di Natale era stato trasferito in terapia intensiva. Dopo un lieve miglioramento, l'altro giorno le sue condizioni si sono aggravate, anche per malattie pregresse, ed è sopraggiunta la morte. I funerali verranno celebrati martedì in paese.

La testimonianza «Un pezzo del mio cuore se ne è andato con lui - scrive sui social la nipote Roberta Pozza - scrivo qui perché era conosciuto in paese, l'eterno bambino, un'anima pura, una persona buona, dolce, gentile, limitato mentalmente, ma a modo suo, intelligente, sensibile. Non conosceva invidia rabbia, rancore. Vedeva il buono in ogni persona, anche in chi lo bullizzava. Io lo amavo, era mio zio. Tantissima gente di Lusiana gli voleva bene. C'era chi gli offriva l'aranciata, chi era sempre disponibile ad aiutarlo, che gli offrivano un passaggio in auto. Piccole cose, piccoli gesti che per lui erano tutto. Ringrazio tutti quelli che hanno avuto un gesto gentile per lui. Ma come ringrazio tante persone, condanno chi, in un bar di Lusiana, ha tolto la mascherina a Bepi è l'ha convinto a non indossarla più, perché gli avrebbe «bruciato i polmoni». Lui era innocente, era come un bambino. Si fidava dei suoi "amici" e non ha voluto più indossarla. Spero che siate tra quelli che leggeranno questo lungo post, e che, se avete una coscienza questa vi faccia rendere conto di ciò che avete fatto».

Francesca Cavedagna

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