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Bassano

«Il servizio militare obbligatorio va ripristinato»

L'emozionante concerto dei congedati della brigata "Cadore" (FOTO CECCON)
L'emozionante concerto dei congedati della brigata "Cadore" (FOTO CECCON)
L'emozionante concerto dei congedati della brigata "Cadore" (FOTO CECCON)
L'emozionante concerto dei congedati della brigata "Cadore" (FOTO CECCON)

Clima di festa, commozione e un appello, sabato al PalaDue, per il concerto della fanfara congedati della brigata "Cadore": «Ripristinate il servizio di leva, altrimenti tra dieci anni una serata come questa sarà solo un sogno». Lo ha lanciato il presidente della sezione Ana Monte Grappa, Giuseppe Rugolo, aggiungendo che «con la soppressione del servizio militare si è compiuto quello che noi alpini consideriamo a tutti gli effetti un delitto nei confronti della comunità. Con la leva si imparava a praticare il servizio e la gratuità, spesso senza rendersene conto subito, ma pochi anni dopo questi valori tornavano. Per questo, chiediamo a chi ha potere di decidere di compiere un gesto coraggioso». Lo ha detto, Rugolo, inframmezzando le parole alla commozione per la serata che dopo la pandemia ha festeggiato il secolo di vita della sezione, confermando una volta di più che la "naja" aveva il potere di lasciare ricordi indelebili: quelli dei vent'anni, quando tutto appare possibile.

 

Sabato si è tornati ai vent'anni a tempo di musica. Sul palco del palasport la fanfara delle penne nere già cadorine, a condurle con il brio più volte applaudito a Bassano il direttore Domenico Vello, a introdurre i singoli brani, Alfredo Conti. La sala soffre ancora le restrizioni da pandemia, ma le centinaia di presenti hanno messo tutto l'entusiasmo possibile. Anche perché è stato il primo concerto dopo lo stop da covid.«Dove eravamo rimasti? - ha esordito Conti -. A Gorizia, nel novembre del 2019».Poi, come per tutti, tante riunioni via web e una sola prova dal vivo, sabato mattina. Vello ha messo le mani avanti, scusandosi «se non saremo proprio perfetti», ma gli alpini non arretrano neppure davanti alla musica di Wagner e alla fine possono essere solo applausi. Merito della passione e dell'energia che sono riusciti a trasmettere, ma anche dell'umanità che li caratterizza: non più giovanissimi, dedicano parte del loro tempo a conservare la memoria della fanfara "Cadore" attraverso la musica. E regalano serate che portano allegria, come al PalaDue.

 

Per cominciare il "Trentatré", la marcia degli alpini, con il pubblico subito in piedi, poi "Sul Ponte di Bassano", perché il concerto è anche parte dei festeggiamenti per la fine dei restauri, un medley di brani popolari, tra i quali "Ta-pum" e "La tradotta", quindi tempo di Wagner. Con la Gran marcia dal "Tannhäuser", mica scherzi, la fanfara delle penne nere ha superato un grosso scoglio e si è poi diretta su Rossini e Verdi con le ouverture, rispettivamente, di "L'Italiana in Algeri" e "Nabucco" e con l'aria "Libiamo". Agli strumentisti si sono uniti il tenore vicentino Enrico Pertile e il soprano Katia Piazza di Montebelluna. Breve pausa per un saluto carico di commozione a un componente della fanfara presente tra il pubblico e costretto temporaneamente ad abbandonare il palco e si è virato sulle colonne sonore, da "Il ponte sul fiume Kwai" a "Rocky", per passare alla canzone italiana d'autore e lanciare un messaggio di attenzione al Pianeta con "What a wonderful World", resa celebre da Louis Armstrong. Scambio di omaggi tra il presidente della fanfara, il maresciallo Fiorello De Poloni e il sindaco Elena Pavan, con quest'ultima che ha elogiato «il grande cuore degli Alpini». Spazio infine ai bis, con Il Silenzio fuori ordinanza, per cominciare, poi ancora "Libiamo" e l'inno non ufficiale della Brigata: "La bella del Cadore", con tanto di mazziere e tamburi napoleonici. L'ultimo brano è stato l'inno nazionale, sempre tra gli applausi e in una normalità finalmente ritrovata.

Lorenzo Parolin

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