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Il caso

Il forte Corbin in un videogioco ma i proprietari sono contrari

Il forte altopianese è stato inserito in “WW1 Isonzo”, realizzato da due aziende olandesi, senza autorizzazioni. I proprietari: Panozzo: «Lavoriamo per la pace e siamo contrari che sia ancora scenario di battaglie».
La ricostruzione di forte Corbin nel videogioco è molto accurata
La ricostruzione di forte Corbin nel videogioco è molto accurata
La ricostruzione di forte Corbin nel videogioco è molto accurata
La ricostruzione di forte Corbin nel videogioco è molto accurata

Spari, attacchi e contrattacchi, esplosioni. Le vicende belliche tornano al forte Corbin, il manufatto risalente alla Grande Guerra posto a difesa della Val d’Astico, uno dei capisaldi della linea difensiva italiana sulle Prealpi vicentine. Uno scenario per fortuna solo digitale, all’interno del gioco “WW1 Isonzo”, un multiplayer sviluppato dalle aziende olandesi BlackMill Games e M2H.

Forte Corbin diventa un videogames

Il videogames dimostra una profonda ricerca nei luoghi e nelle situazioni belliche, offrendo un’autenticità dei dettagli da realtà vituale. Solo che il forte Corbin è di proprietà privata e nessuno ha chiesto l’autorizzazione di poter utilizzare il manufatto all’interno del gioco. Nel 1942 infatti la fortificazione venne venduta dal demanio militare alla famiglia Panozzo, che da quarant’anni lo sta sistemando e ampliando con un’opera conservativa presa da modello anche da enti statali e stranieri. Oggi quel luogo di guerra e di morte è diventato un sito, visitabile dal pubblico, volto alla conservazione della memoria e nel quale ci sono pure occasioni di divulgazione storica, culturale e artistica. Proprio per “riportare” la pace laddove andarono in scena cruente battaglie.

 

Forte Corbin contro l'uso del manufatto in videogioco
Forte Corbin contro l'uso del manufatto in videogioco

 

Il forte nel videogioco. La scoperta dei proprietari: la famiglia Panozzo

Dell’utilizzo del forte all’interno di un gioco di guerra, la famiglia Panozzo è venuta a conoscenza quasi per sbaglio. Alcuni clienti affezionati sono incappati in alcune immagini del gioco, identificando subito il forte e avvertendoli della scoperta. E c’è chi ha mosso però anche qualche critica per la concessione fatta, considerandola una mancanza di rispetto verso i morti della Grande Guerra.

«Noi non sapevamo nulla – conferma Ilaria Panozzo, che oggi gestisce il forte assieme ai suoi familiari -. Il forte oggi è un museo con una precisa impronta didattica ed etica, dove lo studio della guerra è finalizzato all'educazione alla pace. Non possiamo quindi condividere l’uso che ne viene fatto nel gioco perché va contro la nostra mentalità e il nostro impegno quotidiano».

Forte Corbin concesso per alcune scene al regista Ermanno Olmi

Proprio per l’impronta impressa dalla famiglia Panozzo, il forte era stato concesso al regista Ermanno Olmi per alcune scene del film “I recuperanti”, una sorta di denuncia sulle violenze della guerra rimaste sul territorio. Il realismo del gioco, invece, per quanto apprezzabile dal punto di vista della ricostruzione storica, anche per il fatto che i soldati non sono dei super eroi come in certi videogames “sparatutto” ma sono riprodotti in maniera fedele, cozza con il messaggio che la famiglia Panozzo cerca di diffondere.

Il commento della famiglia Panozzo sul videogioco “WW1 Isonzo”

«Non è la prima volta che troviamo immagini e testi utilizzati senza la nostra autorizzazione ma non ci siamo mai opposti perché l’uso che si faceva era appropriato - riprende Panozzo -. In questo caso, pur riconoscendo l’abilità degli sviluppatori, troviamo che sia irrispettoso nei confronti del luogo e di ciò che esso rappresenta, e inoltre assolutamente diseducativo, oltre a costituire un danno d’immagine. Se ci fosse stato chiesto l’autorizzazione lo avremmo sicuramente negato, dissociandoci da questo tipo di attività ludica, ma nessuno si è preoccupato di contattarci».

 

Gerardo Rigoni

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