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Cartigliano

Aperta un'indagine sull'epidemia Covid nella casa di riposo

Il Covid alla San Pio X si è diffuso nella seconda metà di agosto
Il Covid alla San Pio X si è diffuso nella seconda metà di agosto
Il Covid alla San Pio X si è diffuso nella seconda metà di agosto
Il Covid alla San Pio X si è diffuso nella seconda metà di agosto

Inchiesta sulla casa di riposo di Cartigliano. Dopo la denuncia per “epidemia colposa”, formalizzata dai famigliari di Lino Pegoraro, 88 anni, ospite temporaneo della struttura, infettato dal Covid durante la sua degenza, con il sospetto che sia stato seguito da personale sanitario non vaccinato, la procura di Vicenza si prepara ad avviare accertamenti. L’obiettivo è di fare piena luce sulla vicenda e verificare la correttezza delle metodologie assistenziali, anche nei termini della prevenzione rispetto alla diffusione del virus. Nel frattempo i famigliari dell’artigiano in pensione, restano nell’angosciante attesa di sviluppi del quadro clinico, purtroppo assai critico: «Papà è molto grave - spiega il figlio Stefano - Non posso negare che tutti speriamo in un miracolo, ma i medici con noi sono stati chiari e non ci hanno dato molte speranze. Crediamo sia solo questione di tempo per dovergli dire addio».

Il pensionato era entrato nella casa di riposo lo scorso 16 agosto. I famigliari hanno dichiarato anche alle forze dell’ordine che il genitore era in discreta salute, negativo al virus, e aveva ricevuto entrambe le dosi del vaccino. L’intera famiglia Pegoraro, anche per tutelare l’anziano parente, ha scelto di vaccinarsi. Il pensionato usufruiva di un servizio messo a disposizione dalle struttura chiamato “Sollievo”. «Abbiamo portato papà alla casa di riposo anche per permettere a mio fratello Pietro, che si occupa di lui direttamente, di prendersi qualche giorno di vacanza. Volevano stare tranquilli, ed essere certi che nostro padre venisse seguito in modo adeguato, per questo ci siamo rivolti alla casa di riposo. Il 13 di settembre saremmo dovuti tornare a prenderlo per portarlo a casa».

Invece qualcosa è andato storto. Il 26 di agosto, dagli screening periodici è emerso un focolaio di Covid, con una ventina di positivi tra ospiti e operatori sanitari. «Nostro padre all’inizio era negativo - precisa Stefano Pegoraro - ma con il tampone del 29 agosto è abbiamo appreso che era infetto. Le sue condizioni si sono aggravate velocemente, tanto che il 10 settembre abbiamo deciso di trasferirlo all’ospedale San Bassiano, dove resta ricoverato in condizioni disperate». Sempre i famigliari sono poi venuti a sapere che il parente sarebbe stato accudito da personale sanitario non vaccinato.

Ipotesi che non è stata totalmente smentita dal presidente della struttura, Giovanni Zanetti, che ha precisato di non essere a conoscenza dell’informazione ufficiale. «È una domanda che va fatta all’Ulss 7, non a noi. Queste informazioni sono protette dalla privacy. Dall’azienda sanitaria, fino ad ora, non abbiamo avuto una lista degli ipotetici dipendenti non vaccinati, e nemmeno indicazioni su come comportarci nel caso ce ne fossero, anche nei termini dei provvedimenti». Una risposta questa che non è andata del tutto giù alla famiglia Pecoraro. «Ma come? - si chiede Stefano - Io che sono vaccinato per entrare nella casa di riposo e andare a trovare mio padre avrei dovuto fare un tampone, e giustamente; ma il presidente della struttura non sa se tutti i dipendenti hanno adempiuto all’obbligo vaccinale, e li fa lavorare comunque? Non voglio fare polemica, ma questa cosa davvero non la capisco. Credevo che tutti avessimo diritto a essere curati o assistiti da operatori sanitari vaccinati. Comunque noi abbiamo scelto di sporgere denuncia solo per avere la verità, non ci interessano le polemiche e nemmeno gli eventuali risarcimenti. Mio padre è entrato in quella casa di riposo senza Covid, e adesso di Covid ci sta morendo. Non è solo un “vecchio”, è nostro padre, ci ha allevati tutti senza farci mai mancare niente, lo avevamo portato in quella struttura per non fargli mancare niente». 

Francesca Cavedagna

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