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Arzignano

Conferiva rifiuti nei boschi sloveni. Nei guai un vicentino

Con altre 8 persone avrebbe organizzato il seppellimento all'estero di scarti di conceria per 2 mila tonnellate in pochi anni

I rifiuti delle aziende, dalla gomma alla plastica, fino agli scarti di conceria, finivano oltre il confine. Sotto i boschi della Slovenia, per l'esattezza, dove negli ultimi vent'anni sarebbero state sepolte qualcosa come quasi 2 mila tonnellate di immondizia. È l'ipotesi dei carabinieri del gruppo per la tutela ambientale e la transizione ecologica di Venezia che, guidati dal colonnello Enrico Risottino, hanno consegnato 9 misure cautelari all'obbligo di dimora - firmate dal giudice lagunare su richiesta della procura distrettuale - per altrettanti indagati, ipotizzando il traffico illecito di rifiuti.

Un vicentino indagato

Fra questi, Giorgio Lovato, 62 anni, di Arzignano, volto noto alle cronache soprattutto per reati fiscali e tributari, per i quali è stato condannato anche di recente. Con lui, residenti in tutto il Veneto su un totale di 26 indagati. L'inchiesta era nata ancora nel 2019 dopo un normale controllo, sempre dei carabinieri, avvenuto a Torri di Quartesolo: i militari, il 14 settembre di tre anni fa, erano intervenuti per sedare una lite scoppiata all'interno di un centro direzionale dismesso, dove erano stati trovati due container con scarti di pellame ed altra merce. Dagli accertamenti, era emerso che la ditta proprietaria della struttura, con sede in Lombardia, era d'accordo con Lovato che quest'ultimo sarebbe passato a prenderli.

Telecamere nascoste per pizzicare i camion delle immondizie

Erano scattate indagini più approfondite, con intercettazioni telefoniche e telecamere nascoste per comprendere che giro facessero i camion con l'immondizia. Lovato sarebbe stato in contatto con Salvatore D'Alba, 51 anni, goriziano, e si sarebbero accordati per smaltire rifiuti di una ditta bresciana, riconducibile a Corrado Donà, 53 anni, padovano. L'obiettivo, hanno accertato gli inquirenti, era quello di trovare un luogo sicuro per liberarsi degli scarti. Altri indagati si sarebbero preoccupati di individuare i trasportatori e i depositi, e di predisporre i documenti farlocchi per evitare problemi in caso di controlli stradali delle forze dell'ordine.

I tir venivano caricati nascondendo i rifiuti pericolosi sotto ad altri tipi di immondizia. Stando alla documentazione, la merce doveva arrivare in Croazia, nella sede della ditta "Zagreb petrol"; in realtà i camion si fermavano prima, in Slovenia - come accertato dalla locale polizia, che ha collaborato con i carabinieri attraverso l'Europol -, dove venivano gettati e poi seppelliti in terreni agricoli, o in zone boschive, lontani da occhi indiscreti. Dalle intercettazioni sarebbe emerso che la pratica illecita risaliva parecchio indietro negli anni, durante i quali la quantità di merce smaltita illecitamente sarebbe stata ingentissima. Ora gli inquirenti dovranno capire l'esatta provenienza dei rifiuti, e in particolare se vi siano aziende vicentine coinvolte, che avrebbero usato la scorciatoia della presunta banda per liberarsi degli scarti ad un prezzo molto più basso rispetto ai regolari conferimenti. 

Diego Neri

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