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BIBÌ RESTA “PADRONE” DI ISRAELE

Benyamin Netanyahu ha stravinto le primarie del Likud con oltre il 70 per cento dei voti e ora si appresta ad affrontare Benny Gantz e gli avversari di “Blu e Bianco” alle prossime elezioni generali fissate per il 2 marzo. GALI TIBBON/AFPI sostenitori di Natanyahu alle ultime primarie. EPA/ATEF SAFADI
Benyamin Netanyahu ha stravinto le primarie del Likud con oltre il 70 per cento dei voti e ora si appresta ad affrontare Benny Gantz e gli avversari di “Blu e Bianco” alle prossime elezioni generali fissate per il 2 marzo. GALI TIBBON/AFPI sostenitori di Natanyahu alle ultime primarie. EPA/ATEF SAFADI
Benyamin Netanyahu ha stravinto le primarie del Likud con oltre il 70 per cento dei voti e ora si appresta ad affrontare Benny Gantz e gli avversari di “Blu e Bianco” alle prossime elezioni generali fissate per il 2 marzo. GALI TIBBON/AFPI sostenitori di Natanyahu alle ultime primarie. EPA/ATEF SAFADI
Benyamin Netanyahu ha stravinto le primarie del Likud con oltre il 70 per cento dei voti e ora si appresta ad affrontare Benny Gantz e gli avversari di “Blu e Bianco” alle prossime elezioni generali fissate per il 2 marzo. GALI TIBBON/AFPI sostenitori di Natanyahu alle ultime primarie. EPA/ATEF SAFADI

I difensori di Israele hanno un’arma decisiva per difendere il Paese più criticato del mondo: è l’unica democrazia in Medio Oriente. Si tratta di un argomento forte, quello che tiene Gerusalemme saldamente ancorata ai valori dell’Occidente, a cominciare dagli Stati Uniti, il più importante alleato, al suo fianco anche nei momenti più difficili, controversi, legati alla politica dura nei confronti dei palestinesi, a loro volta lacerati in un conflitto interno che li ha tenuti ai margini proprio quando sarebbe servito un approccio unitario. La democrazia in Israele, invece, ha sempre fatto da collante, nonostante il Paese fosse diviso. Da troppo tempo, però, si tenta di mettere insieme un governo degno di questo nome, in grado di funzionare con una maggioranza chiara. Risultato? A marzo si voterà per la terza volta in meno di un anno con in mezzo un premier, Benyamin Netanyahu incriminato per frode, corruzione e abuso di potere, che però si appunta la stelletta al petto di leader più longevo, da 13 anni alla guida di un governo israeliano. Ed è proprio Bibì, come viene familiarmente chiamato Netanyahu, la chiave di volta del futuro del Paese. A 70 anni non ha nessuna intenzione di mettersi da parte e alle ultime primarie del Likud, il partito di destra cresciuto a sua immagine e somiglianza, ha trionfato con il 72,5 per cento dei consensi, battendo Gideon Saar, fermo al 27,5 per cento. Certo, hanno votato per lui “solo” 41.792 militanti e vincere le elezioni vere sarà tutt’altro che facile. Però in questo frangente Netanyahu ha dimostrato ancora una volta il suo controllo totale del partito. «Chi lo ha seguito in azione nelle primarie del Likud - ha scritto Vincenzo Nigro su Repubblica - ha visto un uomo che è una macchina elettorale senza uguali. Ha telefonato personalmente a decine di militanti; ha chiesto a una baby-sitter di andare a votarlo, rimanendo lui a casa a seguire i bambini. Insomma, ha combattuto fino all’ultimo voto, riuscendo a umiliare il suo rivale». Sì, perché nessuno si aspettava una vittoria di Saar, ma nemmeno si pensava che un leader acciaccato dagli scandali e dalle accuse potesse mantenere una maggioranza così solida all’interno del partito. Certo, il difficile viene adesso. La sfida con Banny Gantz, ex capo di stato maggiore e leader di “Blu e Bianco”, diventa decisiva. Anche se l’incapacità di trovare 61 parlamentari necessari a formare una maggioranza rischia di diventare una costante anche per le prossime, inevitabili, elezioni. Bibì guida il governo da una vita, è contestatissimo a livello internazionale e Gantz potrebbe essere interpretato come l’occasione per cambiare politica, senza dimenticare, però, a beneficio dell’opinione pubblica europea, che l’aspetto sicurezza resterà sempre centrale nell’agenda di qualsiasi governo israeliano. La versione sovranista di Netanyahu, con chiusura totale ai palestinesi, pugno di ferro nella repressione e accordo con Trump sulle sanzioni all’Iran (dove peraltro gli ayatollah stanno facendo strame dell’approccio inizialmente “progressista” di Rouhani), non è così indigesta a quelle latitudini. «Piaccia o non piaccia - ha dichiarato a Repubblica Anshel Pfeffer, editorialista del quotidiano liberale Haaretz e autore di una gettonatissima biografia del leader israeliano – Netanyahu da primo ministro ha ottenuto risultati importanti: l’economia va bene e Israele ha sulla scena internazionale un ruolo di primo piano». Il fatto che Bibì sia stato riconfermato in grande stile alla guida del Likud non dice molto sull’esito delle prossime elezioni. Un ennesimo stallo costringerebbe, non si sa come, a cercare un’intesa, come dire, bipartisan. L’appoggio della destra religiosa, quella dei coloni, a una politica, avversata all’estero, di espansione dei territori israeliani foriera di crescita economica si è dimostrata incompatibile con la proposta politica degli avversari. E se fino a oggi la democrazia è sempre stata l’arma che ha salvato Israele nelle contese ideologiche al di fuori dei confini, alle prossime elezioni rischia di diventare l’ostacolo che ne decreta la paralisi. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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