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“Manhà Manhà”, Cuba si sposta a Isola

La foto di una serata al Manhà Manhà di Isola Vicentina
La foto di una serata al Manhà Manhà di Isola Vicentina
La foto di una serata al Manhà Manhà di Isola Vicentina
La foto di una serata al Manhà Manhà di Isola Vicentina

Non tutti sanno che il “lìder maximo”, in quanto vertice del governo di Cuba, aveva interessi anche in terra berica. Sono sicuramente molti di più, invece, quelli che ricordano il “Mahnà mahnà”, storico locale-italo cubano di Isola vicentina. Le due cose, a dire il vero, coincidono.

La discoteca italo-cubana era infatti partecipata al 50 per cento da imprenditori italiani, e per l’altro 50 dal ministero del commercio dell’Isola caraibica.

«Il locale fu inaugurato nel 1999 e fu probabilmente il primo in Italia gestito direttamente dal governo castrista», ricorda il disc jokey Luciano Gaggia. Che insieme ad altri soci lo rilevò quando, soltanto due anni dopo, la ditta andò in fallimento.

«La partecipazione dello Stato cubano era arrivata grazie alle entrature di uno dei soci italiani, tutti frequentatori assidui dell’isola - continua Gaggia -. E il regime aveva anche inviato per l’intrattenimento e per la gestione della sala e della cucina ballerine e personale locale».

Per un periodo Luciano Gaggia era dj fisso al “Mahnà Mahnà” una sera a settimana.

«I proventi andavano direttamente a Cuba - ricorda - Senza passare per le mani del personale, che era stipendiato dallo Stato. Il regime aveva imposto loro il trasferimento in Italia e il regime si riservava di decidere quando dovevano tornare».

Secondo il dj, tuttavia, quegli uomini e donne non avevano visto come una condanna l’allontanamento dall’isola. «Tanto che quando le cose cominciarono ad andare male per il locale e loro cominciarono a fiutare l’imminente ritorno - continua - hanno pensato bene di sparire per poter rimanere qui e non dover tornare indietro».

Secondo Gaggia è questo l’esempio che conferma come il regime castrista a Cuba fosse vissuto in modo tutt’altro che positivo dalla maggior parte dei suoi connazionali.

«Sono stato a Cuba e ho potuto rendermi conto io stesso di come quel popolo sotto Fidel si vedesse negate libertà fondamentali, con la minaccia della prigione. Castro è stato più un re che un presidente e la mia opinione è che sia stato, in negativo, il più grande dittatore del Novecento».

La malattia e il lento declino che hanno portato nel 2011 il lìder maximo a lasciare il potere in mano al fratello Raul, conclude Gaggia, hanno in parte intiepidito la stretta dittatoriale. «Stamattina ho pubblicato una battuta su Facebook: “È morto Fidel Castro. Trump: “Quanto costa Cuba?”». E. CU.

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