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Il mondo che non c’era
La collezione Ligabue
d’arte precolombiana

Vita, costumi e cosmogonie delle culture Meso e Sudamericane prima di Colombo, raccontati da circa 200 opere d’arte. E’ a Rovereto, dopo il successo di Firenze, la grande mostra che ci fa conoscere “Il mondo che non c’era”. Capolavori della Collezione Ligabue ci accompagnano in uno spettacolare viaggio nelle civiltà precolombiane. Tra la fine del XV e gli albori del XVI secolo l’Europa viene scossa da una scoperta epocale: le “Indie”, “Il mondo che non c’era”. Un evento che scardina la visione culturale del tradizionale asse Roma - Grecia – Oriente; l’incontro di un nuovo continente; l’evento forse più importante nella storia dell’umanità secondo l’antropologo Claude Lévi-Strauss. La Fondazione Museo Civico di Rovereto, a Palazzo Alberti Poja, fino al 6 gennaio 2017, ospita “Il mondo che non c’era”, esposizione dedicata alle tante e diverse civiltà precolombiane che avevano prosperato per migliaia di anni in quella terra. Un corpus di capolavori - esposti al pubblico in gran parte per la prima volta - espressione delle grandi civiltà della cosiddetta Mesoamerica (gran parte del Messico, Guatemala, Belize, una parte dell’Honduras e del Salvador) e il territorio di Panama. Dagli Olmechi ai Maya, dagli Aztechi ai Coclé. La mostra racconta le Ande (Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia, fino a Cile e Argentina), dalla cultura Chavin, a Tiahuanaco e Moche, fino agli Inca. Tra i primi a considerare vere opere d’arte quegli oggetti di terre lontane fu Albrecht Dürer che, di fronte ai regali di Montezuma a Cortes, nel 1520, scrisse: «Nella mia vita non ho mai visto cose che mi riempissero di gioia come questi oggetti».

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