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We Are Lane

Lane, un mese senza pallone e i playoff della dignità

Dovevamo esserci noi a lottare tra i cadetti e invece ci sono Tommy Maistrello (ex Bassano e Lane) e Raphael Odogwu (ex Arzignano).

Confesso che ho peccato. Mi sono appassionato (anche) al campionato di Pallamano con la Plebiscito Padova femminile che gioca in serie A, in corsa per la finale scudetto. Del resto quando manca il calcio giocato della tua squadra si fa fatica a riempire il vuoto dell’anima e a volte va bene anche una palombella in piscina per sublimare l’assenza dell’essenza.

Insomma, un po’ di qualità in questi tempi di ritiri in pianura, anche perché un pallone è sempre un pallone anche se viaggia a pelo sull’acqua. O no? Bisogna reagire al vuoto senza il calcio di serie C fermo da un mese. In serie A, il Napoli ha vinto lo scudetto già a febbraio e la serie B la guardo con un certo mal di pancia. Dovevamo esserci noi a lottare tra i cadetti e invece ci sono Tommy Maistrello (ex Bassano e Lane), nuovo principe di Cittadella e Raphael Odogwu pantera goleador (ex Arzignano) tra le montagne dell’Alto Adige. Lo ammetto, la delusione per la retrocessione non mi è ancora passata… nonostante tutti i giorni cerchi una motivazione per preferire Cavion a Da Cruz e Ferrari a Longo e dire che in fondo, va bene così. Ma non basta. Sospiro e penso che no, non va affatto bene…. Ti sforzi e ti convinci che la coppa Italia di serie C è servita ad alimentare il morale, che la lenta ed ennesima ricostruzione (vero Sagramola?), porterà grandi benefici o che Fellette è meglio di Asiago per ospitare i ritiri del Vicenza e infine, che Thomassen in fondo è un grande stratega che ci sta spiegando quanto il Vicenza abbia sbagliato in sette mesi di campionato. Ok… ma quando si gioca? Perché l’amore per il Lane e per il calcio è un amore tossico e ha bisogno di razioni quotidiane di biancorosso (va bene anche il noto aperitivo valdagnese).

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Per fortuna l’Arzignano ci riporta sulla terra dei vivi, affronta il Renate nel primo turno playoff e ci fa capire che un altro mondo è possibile. Cioè in questa periferia del calcio, la provincia lontanissima dai centri di potere, può ancora appassionarsi nel fare calcio. E infatti la Valle del Chiampo sfida la città di Meda, il Padova dovrà temere Crema, il quartiere veronese di Borgo Venezia dovrà battere Novara, Recanati affronta la medievale Gubbio e Cerignola con le sue olive se la vedrà con Castellamare di Stabia. Se non è periferia del calcio questa…

E possiamo raccontarci anche noi del Vicenza che restiamo resilienti e moderni esponenti della Nobile Provinciale, che abbiamo vinto la Coppa Italia Nazionale e che allo Stamford Bridge se ci fosse stata la Var avremmo vinto la Coppa delle Coppe e bla bla bla, ma a chi ha meno di 30 anni spieghiamogli che il Vicenza di Zonta, Pasini ed Ndiaye scenderà in campo il 18 maggio 2023 e non si sa con chi.

Un vuoto nel vuoto, anzi un vuoto alla terza, perché i Nostri (i baldi ragazzi allenati dal danese Dan Vesterby) sono lontani da tutti e da tutto. Dopo il 22 aprile, ultima giornata di campionato che poteva finire solo con una sconfitta, tutto il club si è chiuso dentro il grande pensatoio che è lo Sporting Club 55 di Fellette. Per fortuna che santo Thomassen qualcosa ha detto nell’ultima conferenza stampa del 6 maggio scorso, riempendo solo con piccole dosi di saggezza quel cratere che divide il Vicenza dai suoi tifosi. Gli Afterhours (storica band milanese Indie di cui Manuel Agnelli è stato il leader) le chiamerebbero… strategie (cit.), come quelle di organizzare due gare amichevoli contro Cornedo e Legnago a porte chiuse. Mi permetto una sola domanda: non è che si sia persa un’occasione per far sentire il calore del pubblico e dei tifosi orfani di calcio, a questa squadra che forse – dico forse – ha bisogno di caricarsi in vista della partita playoff dopo un mese di ritiro spirituale e tecnico? Scusate, è vero, bisogna tener conto della fragilità del gruppo e della pressione che questo pre playoff comporta, in effetti l’auspicabile e poco agevole summit Kiev-Mosca non è nulla a confronto. Peccato, perché avremmo potuto gioire per almeno uno dei dieci gol rifilati al temibile Cornedo, e invece...

Allora non ci rimane che sognare ed immaginare come si fa nelle notti insonni in cui speri che Giacomelli la metta all’incrocio con il suo tiro a giro. Non succede… ma se succede. Il resto è nella mani di Dio e di Thomassen che in questo mese di ritiro a Fellette (a Gallio o Asiago i ritiri durano quindici giorni però), può finalmente plasmare la squadra a sua immagine e somiglianza, facendo uscire il meglio dal suo 4-2-3-1. Ha tutti gli uomini a disposizione ma non sempre è una buona notizia, perché non è sempre agevole decidere chi far stare in panchina. Hai voglia a dire che è meglio avere problemi di abbondanza. Uno come Ronaldo ad esempio, dove lo mettiamo?

Tocca a Dan il normalizzatore, trovare la quadra quel famoso equilibrio che poi è l’essenza della vita in campo e fuori. Come andrà a finire dal 18 maggio in poi quando il Lane giocherà la prima gara playoff in campo esterno? Nessuno lo può dire, ma molto, moltissimo dipende dal Vicenza che affronta una sfida con se stesso prima che con le altre squadre. La domanda in fondo è una: può una squadra guarire dei suoi mali dopo 7 mesi passati sul lettino dello psicologo e con la borsa d’acqua calda per il mal di pancia? I guai di stagione possono passare con la primavera che si annuncia caldissima?

Per questo il lavoro del tecnico danese è complicatissimo, dopo aver passato la prima fase della sua gestione a tenere calmi gli animi dello spogliatoio e trovare normalità in campo, ora gli tocca motivare il gruppo per vincere un mini campionato nelle settimane in cui, tra l’altro, cominceranno le prime voci di mercato (in entrata e in uscita) e di futuri assetti. Uno di questi riguarda il destino calcistico del diesse Balzaretti: resta o va? I bookmakers lo danno partente insieme al direttore tecnico Vallone, ma si sa che nel calcio le certezze spariscono come un gol annullato dalla Var. Sicuramente la società ha un piano C e un piano B già nel cassetto, pronto ad aprirsi non appena sarà chiaro il futuro del Lane, due strade possibili: rafforzare la squadra e l’organizzazione interna per la Lega Pro, fare la stessa cosa con maggiori investimenti se la Madonna di Monte Berico ci regala la B. La famiglia Rosso ci sarà ancora e questo non solo non è scontato, ma è un punto di partenza imprescindibile se si vuole ancora fare calcio a Vicenza. Il resto è campo, motivazioni, sudore e buona sorte. In fin dei conti al popolo biancorosso prima di tutto interessa giocarsi il sogno promozione con dignità e passione per cancellare (in parte) le 14 sconfitte di questo campionato. Ma non c’è altra via che crederci.

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