<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
A Verona

Gli regalano un cane, lo uccide con una iniezione letale: pescatore a processo

Il setter era la mascotte dei laghetti frequentati dall'uomo, che si è anche appropriato di diverse migliaia di euro dell'associazione di cui faceva parte
Un cane a spasso col suo padrone
Un cane a spasso col suo padrone
Un cane a spasso col suo padrone
Un cane a spasso col suo padrone

Dovrà affrontare un processo un sessantunenne veronese, socio di un’associazione di pesca sportiva. Due le accuse che pendono sul suo capo: la prima, che ha fatto scattare l’inchiesta, è di appropriazione indebita di alcune somme dell’associazione; la seconda, emersa nel corso delle indagini, è quella di aver ucciso un cane, un setter nero e bianco, con un’iniezione letale.

 

Migliaia di euro sottratti all'associazione

Tutto è avvenuto tra il dicembre del 2020 e il febbraio del 2021. L’associazione aveva in affitto un terreno a Buttapietra, dove sorgono tre laghetti a uso pesca sportiva. Il sessantunenne, secondo quanto ricostruito, ne era socio e si occupava anche di alcuni aspetti legati alla gestione. È così, secondo la Procura, che si sarebbe appropriato di alcune somme che non gli spettavano: 1.500 euro che gli erano stati consegnati per pagare il canone mensile dell’affitto, altri 1.500 che aveva ricevuto per una pratica di condono edilizio, altri 1.100 euro che avrebbe bonificato dal conto corrente dell’associazione al proprio. Sempre secondo le accuse, il sessantunenne si sarebbe poi intestato una roulotte del valore di 400 euro e si sarebbe appropriato di un motore da imbarcazione del valore di 400 euro. Ma l’accusa più grave è emersa nel corso delle indagini.

 

Il cane, mascotte del laghetto

Nella primavera del 2020 un anziano che viveva vicino al terreno dei laghetti ha regalato all'uomo un cane da caccia: lui stesso glielo avrebbe chiesto per tenerlo all’interno della struttura dei laghetti. Si chiamava Zara: un cane di razza setter, bianco e nero, femmina, di tre anni. Per mesi il cane ha gironzolato attorno ai laghetti, diventando la mascotte di tutti i pescatori. Poi è sparito. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, il sessantunenne lo avrebbe ucciso con un’iniezione, per poi rivelarlo lui stesso nel corso di una riunione tra i soci dell’associazione.

Il timore era che l’animale potesse uscire dal cancello, spesso lasciato aperto, e aggredire qualcuno. Queste, almeno, le accuse che la procura rivolge al pescatore. Ieri il caso è stato trattato dal giudice per l’udienza preliminare Paola Vacca: il sessantunenne, difeso dall’avvocato Massimo Pagliari, è stato rinviato a giudizio. Il processo si aprirà il 18 gennaio dell’anno prossimo davanti al giudice Enrico Zuccon.

Manuela Trevisani

Suggerimenti