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Amore per la Lessinia

Manuel e il suo fido Ottavio a «caccia» di animali selvatici da fotografare

Panarotto ha trascorso mesi con il suo cane in mezzo alla natura per immortalare cervi, volpi, tassi, camosci e aquile
Manuel Panarotto con Ottavio e i cervi in uno dei suoi scatti
Manuel Panarotto con Ottavio e i cervi in uno dei suoi scatti
Manuel Panarotto con Ottavio e i cervi in uno dei suoi scatti
Manuel Panarotto con Ottavio e i cervi in uno dei suoi scatti

Uno «fiuta» la scena, l’altro inquadra il soggetto e scatta. Ottavio è un meticcio dal morbido pelo rossiccio, con zampe leste e naso eccezionale. Manuel Panarotto, trentasettenne di Pastrengo, è un fotografo naturalista che due anni fa ha iniziato a frequentare la Lessinia. E se n’è subito innamorato, tanto che gli scatti che realizza dopo lunghe camminate e appostamenti studiati nei minimi dettagli sono tante dichiarazioni d’amore verso la fauna selvatica che popola le montagne veronesi. E merita di essere conosciuta.

Progetto editoriale: il libro «Oltre i pascoli della Lessinia»

Il desiderio di spingersi in quota nasce da un momento di difficoltà vissuto nel 2020 da Manuel. Accantonato il progetto di acquistare casa, ha deciso di investire in attrezzatura fotografica per dare seguito a una grande passione: per la natura in generale e per gli animali in particolare. Non è un caso se Ottavio è stato adottato dal canile e ingaggiato come inseparabile assistente.

Insieme hanno percorso chilometri, accumulato ore di attesa e silenzi, incontrato tantissimi esemplari, fissandoli in migliaia di click. Fatiche che si concretizzeranno in un libro di cui il fotografo amatoriale ha già pensato il titolo: «Oltre i pascoli della Lessinia».

Una passione «che richiede dedizione e sacrificio»

Manuel ha mosso primi passi con la macchina fotografica al collo sul Corno d’Aquilio, nel comune di Sant’Anna d’Alfaedo. «Per tre mesi da agosto 2021 abbiamo percorso il territorio, seguito tracce, studiato gli spostamenti degli animali, le inquadrature e la luce per ottenere lo scatto perfetto. Lì abbiamo avvistato i primi camosci», racconta, al plurale.

Poi le esplorazioni sono proseguite ampliando il raggio di azione verso Erbezzo, quindi fino a Bosco Chiesanuova. «Abbiamo avuto la fortuna di fotografare tantissime specie», confessa con soddisfazione. Ai camosci con il passare del tempo si sono aggiunti cervi, caprioli, tassi, aquile, poiane, tassi, volpi, cinghiali... Nelle quattro stagioni: illuminati dal sole, avvolti dalla nebbia o nell’abbraccio della neve. Nei diversi periodi: degli accoppiamenti, della nascita dei cuccioli.

Mancano all’appello solo un paio di specie, che presto finiranno nel mirino del fotografo ad arricchire la sua conoscenza dell’altopiano. Questione di fortuna? Non solo. «Servono dedizione e sacrificio. L’osservazione richiede infinita pazienza».

Mimetizzati tra i pascoli

Un equipaggiamento preciso con rete mimetica e coperture vegetali per nascondere cane, umano e apparecchiature. Però alla fine ogni fatica è ripagata. Dai colori dell’alba, da un panorama mozzafiato, da una scena che riempie gli occhi di bellezza.

Pure Ottavio apprezza, anzi: è felice e rispettoso degli amici animali che lo circondano. Al contempo, nulla gli sfugge. Fiuta le presenze ma rimane immobile, naso all’aria e occhi vispi, accanto al suo compagno umano ad ammirare quel che accade attorno.

Da parte sua, il fotografo naturalistico deve attenersi a un comportamento responsabile, «senza ricorrere a richiami alimentari e a forzature, nel totale rispetto della fauna e dei luoghi».

Di aneddoti ce ne sono tanti da riferire. L’avvistamento di un esemplare maschio di cervo, «difficile da fotografare perché prettamente notturno». Lo scatto a un giovane esemplare di aquila reale. In primavera, l’incontro piuttosto ravvicinato con una famiglia di caprioli. E con i lupi: «Animali affascinanti e intelligenti. Sono molto schivi con l’essere umano, temendone la presenza».

Talvolta è necessario tornare più volte sui propri passi, finché non si conquista l’inquadratura perfetta. Così è stato per il fermo immagine di una volpe che meriterà la copertina del volume. Emozioni difficili da descrivere: fanno eco nell’entusiasmo con cui Manuel, che casa adesso la sta cercando in Lessinia, descrive alcuni delle avventure vissute. E se anche Ottavio potesse parlare...

Marta Bicego

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