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Natura

Allodole, cervi, cardellini e pettirossi: il Natale del bosco fra simbologie e leggende

Due degli scatti di Silvio Scandolara
Due degli scatti di Silvio Scandolara
Natale e Natura (foto Silvio Scandolara)

Anche la natura celebra, a suo modo, il Natale. Attraverso fiori, uccelli e animali che, oltre ad essere importanti nella catena dell’ecosistema, nel tempo hanno acquisito un ruolo fondamentale nella simbologia religiosa. Non a caso, non solo li ritroviamo in molte sacre rappresentazioni ma sono stati d’ispirazione per diversi artisti.

«Fiori, uccelli e animali rappresentano momenti spirituali, sentimenti, stati d’animo o periodi dell’anno. Simboli per eccellenza sono quelli legati a Cristo e agli Evangelisti; altri fanno riferimento a Santi e ricorrenze del calendario», osserva il naturalista Silvio Scandolara che stavolta, con le festività alle porte, accompagna sì in un viaggio nell’ambiente naturale ma esorta ad allargare lo sguardo ad arte e tradizione. 

«In periodo natalizio è giusto iniziare con una leggenda poco conosciuta», esordisce, che ha per protagonista il pettirosso (Erithacus rubecula). Si narra che, durante la fuga in Egitto, la tenda della Sacra Famiglia avesse preso fuoco accidentalmente. «Un pettirosso si parò davanti al Bambinello e impedì alle scintille di colpirlo col suo candido petto, che divenne del colore delle fiamme a memoria del coraggioso gesto». L’uccellino, conferma, «è alquanto intraprendente e poco pauroso. È facile possa persino posarsi vicino a persone che è abituato a vedere».

Il cardellino (Carduelis carduelis) è stato immortalato da Raffaello nel dipinto conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze. Nel celebre quadro, «la Madonna tiene Gesù Bambino vicino a sé e Giovanni Battista, bambino, mostra al Cristo il cardellino: simbolo della Passione per la macchia rossa sulla testa che ricorda il colore del sangue». Questo piccolo uccello «popola la Lessinia e le colline ma in inverno è facile incontrarlo in pianura. Gregario, si muove sempre in piccoli stormi chiassosi in cerca di semi di cui si nutre». Più austero è il falco (Falco tinnunculus). «I tre Re Magi sono accompagnati da questo volatile per simboleggiare la loro conversione. Al simbolo generico è stato associato il gheppio che solca i cieli delle campagne con una certa frequenza». Si ciba di piccoli roditori e grossi insetti, come le cavallette. Ma, a renderlo famoso, è «la sua caratteristica posa, detta dello “Spirito Santo”, per cui rimane immobile a mezz'aria sfruttando le dinamiche del vento».

L’allodola (Alauda_arvensis) è emblema dell'umiltà che il sacerdozio richiede: «Spunto simbolico che deriva dal modo di cantare quando si libra alta nel cielo. Ha un volo possente e caratteristico, alterna battute d’ala a chiusure che la fanno riconoscere facilmente». Inoltre, si nota perché zampetta veloce sul terreno. Migratrice, trascorre l’inverno nel nord Africa o in Europa meridionale; in primavera ed estate raggiunge l’Europa continentale, Lessinia compresa. 

Il cervo (Cervus elaphus) rimanda al catecumeno: «Chi si sta preparando a ricevere il battesimo. Le corna sono simbolo dell’anima che anela a Dio e della forza con cui combatte contro il male». Di frequente, è associato all’acqua: «Cerca l’acqua come l’anima anela a Dio Onnipotente. Perciò il fonte battesimale gli è frequentemente associato: col battesimo ha inizio un percorso di vita e religione». Il naturalista aggiunge che, negli ultimi anni, questo ruminante si sta espandendo in Lessinia. In più località, in autunno, se ne può sentire al tramonto il possente bramito, il verso che il capobranco lancia per richiamare l’harem all’accoppiamento. 

Tra i simboli presi in prestito dalla natura, non manca il giglio bianco (Lilium candidum): «Simbolo della purezza virginale della Madonna, madre di Gesù».

 

Marta Bicego

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