«Ottima la decisione di Draghi, dettata dal buon senso e che prende atto della realtà. È chiaro che il virus non se n’è andato e non si tratta di un liberi tutti, però si è andati a riconoscere che, oltre al danno sanitario, nella comunità ce n’è anche uno importante sul piano economico e su quello psicologico». Così il Presidente del Veneto Luca Zaia, commenta le decisioni sulle riaperture dal 26 aprile. «È una posizione di gradualità - aggiunge - Adesso la responsabilità passa da collettiva-istituzionale, che è quella della politica e delle Istituzioni, a una presa in carico da parte di ognuno di noi riguardo sul rispetto delle regole».
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Zaia si riferisce in questo alle regole basilari: «l’uso della mascherina, dal distanziamento delle persone e dall’igienizzazione delle mani». «Ho sempre sostenuto - ricorda - che il Governo aveva già previsto nel suo decreto la possibilità di "tagliandare" in base all’andamento epidemiologico la decisione delle zone arancioni e rosse sino a fine mese. Il Veneto rientra a pieno titolo in quella di riaprire il 26, perché la situazione è stata gestita bene e siamo primi in Italia per vaccini erogati».
«Siamo pronti anche a questo appello - prosegue il presidente
veneto -, prendendo atto che non è finita, che non dobbiamo
abbassare la guardia e che c’è una ulteriore responsabilità che
dovremo affrontare: quella di traghettare il nostro Veneto verso
la vaccinazione totale». «Ora - conclude Zaia - la richiesta è una sola: vaccini velocemente e a tutti, perché dalla velocità della vaccinazione dipende l’uscita dall’emergenza sanitaria ed economica. Il Veneto non può arrivare ultimo, con l’Italia, sui mercati, ma deve essere tra i primi al mondo, come ha già dimostrato di saper fare».