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Veneto

Ragazzino investito, il pirata della strada: «Preferirei essere morto io. Non sono scappato, non l'ho proprio visto»

Il 39enne, che abita con la fidanzata a poca distanza dal luogo dell'investimento, ha anche scritto una lettera aperta ai genitori di Chris Abom.
Chris Abom e il luogo in cui è stato travolto e ucciso da un'auto, a San Vito di Negrar (Pecora)
Chris Abom e il luogo in cui è stato travolto e ucciso da un'auto, a San Vito di Negrar (Pecora)
Dolore e sconcerto per la morte del giovane Chris Abom (Pecora/Madinelli)

«Preferirei essere morto io, al suo posto, credetemi». Lo ha detto il 39enne che lunedì sera ha investito Chris Abom a San Vito di Negrar ed è fuggito lasciando il ragazzino in un fosso dov'è rimasto per quasi un'ora e mezza prima di essere soccorso. Un ritardo che è risultato datale per il 13enne.

Il pirata della strada (arrestato per omicidio stradale, fuga dopo incidente e omissione di soccorso) ha ribadito, intervistato dal Corriere, quello che aveva già dichiarato ai carabinieri: «Non sono scappato: io quel ragazzino non l'ho proprio visto. Vi pare che se mi accorgevo di aver investito una persona, poi me ne andavo via come niente fosse?».

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L'uomo, che abita con la fidanzata a poca distanza dal luogo dell'investimento, ha raccontato di «non mangiare e non dormire».

L'incidente e la versione del pirata

Secondo il 39enne investitore l'incidente sarebbe avvenuto alle 21:40 (in questo caso Chris sarebbe rimasto accasciato a terra quasi due ore prima che scattassero i soccorsi), «ho sentito un colpo, mi sono fermato, sono sceso, mi sono guardato intorno e non ho visto nulla. Pensavo di avere sbattuto contro un cartello stradale, perché poco lontano ce n'è uno tutto accartocciato».

L'uomo in passato era stato denunciato per guida in stato di ebbrezza: «Si tratta di un errore di gioventù: avevo vent'anni». 

La lettera aperta ai genitori di Chris Abom

«La mia vita è finita nell'istante in cui è finita quella di vostro figlio. Quello che mi rimane merito di viverlo nel tormento e nel dolore per quello che è successo». È l'incipit della lettera aperta, di poche righe, che il 39enne intende indirizzare idealmente ai genitori del ragazzino. Il testo è stato diffuso dal suo avvocato difensore,  Massimo Dal Ben. «Non vi chiedo perdono - aggiunge l'uomo - Vi supplico di non odiarmi e di credere che non ho potuto impedire questa tragedia. Vi auguro di trovare la pace che io non avrò mai». 

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