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Mondo

Schiaffo a Macron tra la folla, due arresti. In casa di uno dei fermati armi e "Mein Kampf" di Hitler

Uno screen shot tratto dal video dell'uomo che schiaffeggia Macron (Foto Ansa)
Uno screen shot tratto dal video dell'uomo che schiaffeggia Macron (Foto Ansa)
Uno screen shot tratto dal video dell'uomo che schiaffeggia Macron (Foto Ansa)
Uno screen shot tratto dal video dell'uomo che schiaffeggia Macron (Foto Ansa)

Uno schiaffo in pieno viso, Emmanuel Macron che resta qualche istante un po' stordito, mentre viene trascinato via e protetto da una delle guardie del corpo. Poi è lo stesso presidente a tornare verso la folla dietro le transenne, a dire agli agenti «lasciatelo, lasciatelo» quando vede Damien, 28 anni, il suo aggressore, bloccato a terra. Quella di Tain-L’Hermitage, paesino nel sud-est della Francia, è stata l’azione di un «individuo isolato», come ha detto lo stesso Macron minimizzando l’incidente già in serata, un personaggio a metà fra i gilet gialli e qualche gruppo sovranista o nostalgico della Francia dei re medievali, amante delle arti marziali antiche. Ma il clima nel Paese, a un anno dalle presidenziali che vedranno di  nuovo Macron in corsa, si fa ancor più bollente che prima della pandemia, quando nelle piazze imperversavano gilet gialli e oppositori alla riforma delle pensioni. «Montjoie Saint Denis!», ha gridato l’aggressore, o forse il suo amico Arthur, anche lui appassionato di arti marziali e anche lui finito in stato di fermo.

 

Damien e Arthur hanno seguito la visita di Macron nella regione, aspettando il presidente che discuteva con gli studenti di un liceo alberghiero. Prima di infilarsi nell’auto presidenziale, chiamato dalla piccola folla che lo attendeva fuori, Macron in maniche di camicia si è diretto a passo di corsa verso le transenne. Lì, fra un saluto e una foto, Damien - barba nera e t-shirt verde militare - lo ha afferrato per l’avambraccio e gli ha stampato un ceffone con la mano destra sulla guancia sinistra. Non violentissimo ma improvviso, inatteso. Gridando lo strano motto sovranista che ripetevano i fedeli dei re Capetingi in battaglia, seguito da un più banale «abbasso il macronismo». In pochi secondi, i due sono stati bloccati e trascinati via.  

 

 

In casa di Arthur, l’amico dello «schiaffeggiatore», gli inquirenti hanno trovato diverse armi da fuoco e una copia di ’Mein Kampf’ di Adolf Hitler, secondo quanto reso noto dall’emittente CNews. Sia il colpevole dello schiaffo, Damien Tarel, sia l’amico Arthur, che stava filmando la scena, sono sempre interrogati in stato di fermo. Si cerca di scavare nelle loro vite per comprendere l’origine del gesto. Tarel, secondo quanto trapela dalla procura di Valence - incensurato come l’amico - era attratto dall’estrema destra. Su YouTube era abbonato ad influencer come «Papacito», l’autore di un video in cui si spiega come uccidere un militante di sinistra, che nei giorni scorsi ha creato polemiche. Seguiva anche Julien Rochedy, ex presidente dei giovani del Front National, oltre che un gruppo affiliato ai cosiddetti «suprematisti bianchi». Inoltre, lo «schiaffeggiatore» - che ha accompagnato la sua aggressione gridando il motto usato in battaglia dagli antichi cavalieri Capetingi («Monjoie! Saint-Denis!») - è risultato essere presidente di un’associazione di arti marziali antiche nel suo paese, Saint-Vallier. Una sua foto su Instagram lo immortala vestito da antico cavaliere, con una lunga spada al fianco. Stando a fonti vicine all’inchiesta, Tarel vive a casa della madre «in una specie di mondo parallelo fatto di giochi di ruolo e simulazioni di battaglie medievali». Insieme all’amico Arthur, vengono descritti come «emarginati», «disoccupati» ed «entrambi in stato di ebbrezza al momento dei fatti». 

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