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Italia

Omicidio Desireé: tutti condannati, due all'ergastolo

AGGIORNAMENTO ore 10.30.  Resta in carcere Brian Minthe, uno dei quattro del branco accusati della morte di Desiree Mariottini, condannato ieri a 24 anni e mezzo ma per il quale la Corte d'Assise aveva disposto la scarcerazione per l'accusa di droga. All'uomo è stata, infatti, notificata in queste ore una nuova ordinanza cautelare per l'accusa di omicidio della minorenne di Cisterna di Latina, trovata prima di vita in un immobile abbandonato nell'ottobre del 2018.

 

Ore 9. Due ergastoli e due pesanti condanne: è la sentenza per l'omicidio di Desireè Mariottini, la 16 enne di Cisterna di Latina uccisa il 19 ottobre del 2018 a Roma in uno stabile abbandonato nel quartiere San Lorenzo. In serata, i giudici della III Corte d'Assise hanno emesso il loro verdetto: Mamadou Gara e Yussef Salia sono stati condannati al carcere a vita; 27 anni di reclusione sono stati inflitti ad Alinno China e 24 anni e sei mesi a Brian Minthe, il quale però torna libero per scadenza dei termini di custodia cautelare.

Nei confronti dei quattro cittadini africani le accuse vanno, a seconda delle posizioni, dall'omicidio volontario alla violenza sessuale aggravata, alla cessione di stupefacenti a minori. «Mi attendevo quattro ergastoli, non sono soddisfatta di questa sentenza soprattutto perché uno degli imputati torna libero e questo non doveva succedere. Non ho avuto giustizia», dice Barbara Mariottini, madre di Desireè dopo la sentenza.

Dalle carte dell'indagine è emerso che gli imputati avevano assicurato alla ragazza, che si trovava in crisi di astinenza, che quel mix di sostanze composto anche di tranquillanti e pasticche non fosse altro che metadone. Ma la miscela, rivelatasi mortale, era composta da psicotropi che hanno determinato la perdita della sua capacità di reazione consentendo agli indagati di poter mettere in atto lo stupro in uno stabile fatiscente nel cuore dello storico quartiere romano.

Nell'ordinanza con cui il gip dispose il carcere si affermava che il gruppo ha agito «con pervicacia, crudeltà e disinvoltura» mostrando una elevatissima pericolosità e non avendo avuto alcuna remora nel portare a termine lo stupro e l'azione omicidiaria. Gli indagati inoltre «impedirono di chiamare i soccorsi per aiutare» Desireè. Gli esami disposti dalla Procura hanno confermato che sotto le unghie e sugli abiti di Desireè è stato trovato il Dna del branco.

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