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Oggi il consiglio dei ministri

Nuovo decreto, in arancione e rosso fino al 30 aprile. Norme su operatori sanitari No vax. E apertura sulla scuola

Oggi il Consiglio dei Ministri per il varo del nuovo decreto Covid: saranno approvate le nuove disposizioni anti-contagio e le norme sugli operatori sanitari no-vax. Il decreto legge che entrerà in vigore dal 7 aprile sarà nelle prossime ore sul tavolo del Cdm.

Previsto un meccanismo per allentare le restrizioni se migliorano i dati: il tasso di positività nazionale è calato al 5,3%. Fino al 6 aprile tamponi e quarantena obbligatori al rientro per tutti gli italiani che decideranno di passare le vacanze di Pasqua in un altro Paese europeo. E ancora: obbligo di vaccinarsi non solo per i medici a stretto contatto con i malati ma per tutto il personale che lavora in strutture sanitarie, niente zone gialle e stop agli spostamenti tra le regioni, coprifuoco alle 22, ritorno in classe in zona rossa, via libera ai concorsi pubblici, verifica a metà aprile per valutare l'eventuale allentamento delle misure.

 

PERSONALE SANITÀ TUTTO VACCINATO O STOP STIPENDIO. La norma più forte è sicuramente quella che prevede l'obbligo di vaccinazione per tutto il personale della sanità. In un primo momento si era valutato di disporre l'obbligo solo per i medici che lavorano a contatto con i malati ma l'ipotesi che si sta facendo strada in queste ore è di estendere il provvedimento a chiunque lavori in una struttura sanitaria: medici, infermieri, operatori sociosanitari, dipendenti di Rsa e studi privati. Il decreto indicherà anche delle sanzioni per chi rifiuta il vaccino: non ci sarà il licenziamento ma la sospensione dello stipendio per un tempo congruo all'andamento della pandemia. 

Nel decreto ci sarà anche lo scudo penale per i somministratori, limitando la punibilità ai soli casi di colpa grave.

 

SCUOLE. Un'altra delle principali novità del decreto riguarda le scuole. Si tornerà in presenza anche nelle zone rosse fino alla prima media mentre in quelle arancioni saranno in classe gli alunni fino alla terza media e quelli delle superiori, ma al 50%. E potrebbe essere anche prevista l'indicazione che impedisce alle Regioni di emanare misure più restrittive e chiudere le scuole

 

ANCORA NIENTE ZONE GIALLE. Non torneranno invece le zone gialle, dopo che gli esperti del Comitato tecnico scientifico hanno sottolineato, in più di un verbale, che le misure previste per quelle zone hanno dimostrato «una capacità di contenere l'aumento dell'incidenza ma non la capacità di ridurla». L'Italia sarà dunque tutta rossa o arancione fino a fine mese.

Ma su questo è in corso un confronto tra la maggioranza, con palazzo Chigi che ha fatto sapere che si sta lavorando ad un meccanismo che da una certa data di aprile, probabilmente tra il 15 e il 20, potrebbe portare ad alcuni allentamenti, sempre che la situazione epidemiologica lo consenta. In quel caso, si valuterebbe la riapertura di bar e ristoranti a pranzo e di cinema e teatri. Il provvedimento sarà comunque in vigore almeno fino al 30 aprile, quando scadrà anche lo stato d'emergenza

 

STOP AGLI SPOSTAMENTI, SÌ ALLE SECONDE CASE. Di sicuro dal 7 di aprile non si tornerà a spostarsi tra le regioni. Il divieto verrà prolungato e la mobilità sarà consentita solo per motivi di salute, necessità e urgenza. Si potrà inoltre sempre raggiungere la propria residenza, domicilio o abitazione, nelle quale rientrano anche le seconde case, comprese quelle in zona rossa. A patto che siano di proprietà o in affitto con un contratto lungo firmato prima del 14 gennaio. In alcune regioni, però, i presidenti hanno emanato ordinanze più restrittive che vietano di raggiungere le seconde case anche ai residenti nella regione - è il caso della Campania - o solo ai non residenti, come hanno fatto Toscana, Alto Adige, Valle d'Aosta, Sardegna e Liguria, che ha esteso il divieto anche alle barche.

 

RIPARTONO I CONCORSI. Nel decreto, infine, ci sarà una norma per sbloccare tutti i concorsi nella Pubblica amministrazione, compreso quello per i magistrati. Si potranno fare i concorsi a patto che si svolgano su base regionale e provinciale, evitando dunque lo spostamento dei candidati da una regione all'altra, e, dove possibile «in spazi aperti».

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