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Italia

Cinque morti sul lavoro in poche ore: per un 25enne era il primo giorno

Tre le vittime in Lombardia, una in Sardegna e una in Calabria. Dura la reazione dei sindacati
Foto ANSA
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La strage sul lavoro non si ferma - 1.500 morti l'anno scorso secondo dati prudenziali dei sindacati e centinaia già nei primi mesi del 2023 - e ieri (giovedì 25 maggio) si è registrato un nuovo pesantissimo tributo di sangue. Cinque lavoratori non faranno più ritorno a casa: tre sono deceduti in Lombardia, di cui uno al primo giorno in un'azienda e un altro padre di un bambino di 8 mesi, uno in Sardegna e il quinto in Calabria. Sconcerto e rabbia da parte dei sindacati: la Cub punta l'indice contro la precarietà e chiede controlli «veri» e l'istituzione del reato di "omicidio sul lavoro", la Cgil pretende «interventi immediati e non solo parole: è una guerra continua».

25enne morto il primo giorno di lavoro

Un giovane, di 25 anni, è morto nel pomeriggio all'ospedale Niguarda di Milano dove risiedeva, per le ferite riportate in un infortunio avvenuto alla Crocolux, un'azienda tessile che si occupa della produzione di accessori in pelle a Trezzano sul Naviglio (Milano). L'operaio era al suo primo giorno di lavoro ed è rimasto schiacciato sotto un pesante macchinario. Ha riportato un trauma cranico e toracico e ferite a una gamba e a un braccio rivelatesi fatali. Abdul Ruman, era originario del Bangladesh. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo: ha disposto l'autopsia, il sequestro del macchinario, e indagini per appurare se il giovane aveva un regolare contratto.

Morto padre di un bimbo di 8 mesi

A Bagolino, in provincia di Brescia, è rimasto ucciso un uomo di 33 anni. Secondo le prime ricostruzioni a travolgerlo non è stata la pianta che stava direttamente tagliando, mentre potava alcuni alberi in strada, ma una vicina danneggiata da anni dopo la tempesta Vaia del 2018. Era residente nel paese della Valsabbia, e lavorava per un'azienda locale. Sposato da poco, Daniele Salvini era padre di un bambino di otto mesi.

Altre tre vittime in seguito a cadute

Una vittima anche in Sardegna: sempre giovedì 25 maggio all'Ecocentro di Portoscuso, nel Sulcis, un uomo è caduto in un compattatore di rifiuti ed è deceduto all'istante. I medici del 118 sono intervenuti con un'ambulanza e l'Elisoccorso, ma non hanno potuto salvargli la vita. I carabinieri stanno ricostruendo l'esatta dinamica dell'incidente e accertando eventuali responsabilità.

Quarta vittima a Rende, in provincia di Cosenza dove un uomo di 62 anni impegnato in alcuni lavori di tinteggiatura in un'azienda nella zona industriale si trovava su un ponteggio quando, per cause ancora in corso di accertamento, è precipitato nel vuoto da un'altezza di tre metri. È morto all'ospedale di Cosenza poco dopo il ricovero.

Infine - quinto lavoratore - ha perso la vita un operaio di 60 anni, nel pomeriggio, dopo essere caduto da un'impalcatura all'interno di un cantiere edile a Macherio (Monza). Italiano e con lunga esperienza, residente a Cantù, ha perso l'equilibrio ed è caduto da un'altezza di circa due metri battendo a terra la nuca. È deceduto durante il tragitto verso l'ospedale di Desio (Monza).

I sindacati

Vincenzo Greco, della segreteria Cgil Milano e responsabile sicurezza sul lavoro, sottolinea che «siamo di fronte a una tendenza che non si inverte e questo è un fatto drammatico. Bisogna far rispettare la legalità cioè rapporti lavoro contrattualizzati, le norme sulla sicurezza soprattutto sulla prevenzione e un sistema di controlli e sanzioni che non faccia passare l'idea di impunità». Durissimo il segretario nazionale della Cub, Walter Montagnoli: «È una vergogna, governo dopo governo non cambia nulla: si istituisca il reato di omicidio sul lavoro e si chiudano le aziende, mantenendo il salario per i lavoratori, che non rispettano le leggi». 

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