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Dopo il voto in Veneto

Suicidio assistito, le Ulss vicentine: «La domanda viene comunque valutata»

di Franco Pepe
Le aziende sanitarie Ulss 8 e Ulss 7: «Si rispetta la sentenza della Corte costituzionale. La strada ormai è tracciata»
Fine vita, per chi lavora con questi temi non cambia quasi nulla. La tendenza è quella di rispettare la sentenza della Consulta
Fine vita, per chi lavora con questi temi non cambia quasi nulla. La tendenza è quella di rispettare la sentenza della Consulta
Fine vita, per chi lavora con questi temi non cambia quasi nulla. La tendenza è quella di rispettare la sentenza della Consulta
Fine vita, per chi lavora con questi temi non cambia quasi nulla. La tendenza è quella di rispettare la sentenza della Consulta

«Per noi non cambia quasi nulla», dice Pietro Manno, direttore dei servizi di cure palliative e presidente del comitato etico dell’Ulss 8 Berica. «Anche per noi resta tutto come prima», dichiara Antonio Di Caprio, direttore sanitario dell’Ulss 7 Pedemontana.  La legge sul fine vita non supera l’esame del Consiglio regionale che si spacca, ma le Ulss vicentine non si scompongono.

Suicidio assistito, nelle Ulss vicentine la domanda viene comunque valutata

«La normativa, se approvata, avrebbe dato indirizzi sulla tempistica e sulla metodologia operativa riguardo ai singoli casi - spiega il dottor Manno - ma sul piano sostanziale la strada è già tracciata. Se un cittadino richiede il suicidio assistito, la sua domanda viene comunque valutata dal comitato etico che si riunisce in tempi brevissimi, anche dopo un giorno, come abbiamo già fatto in passato, e deve verificare se esistono i requisiti sanciti dalla Corte costituzionale. Il comitato nomina un commissione medicalizzata che si reca a casa del malato, fa le sue verifiche sulla fattibilità e poi inoltra una relazione. E a questo punto il comitato esprime un suo parere che, peraltro, non è vincolante».

«Le Ulss anche in mancanza di una legge regionale - conferma il dottor Di Caprio - sono tenute a rispettare le indicazioni contenute nella sentenza della Corte costituzionale sul diritto all’autodeterminazione nelle scelte del fine vita, ciascuna con le proprie modalità organizzative pur nel rispetto delle normative vigenti». 
 

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 Fine vita, lo scudo legale

Si continuerà ad operare, dunque, come è stato fatto da quando una sentenza della Consulta, che come si sa ha valore ed effetto di legge, la numero 242 del 2019, ha stabilito che chi aiuta al suicidio in presenza di determinate condizioni non è più punibile, ma per lui scatta l'illegittimità costituzionale dell'articolo 580 del codice penale, quello che prevede fino a 12 anni di carcere per chi assiste e istiga al suicidio.

È in pratica lo scudo legale che, a suo tempo, e per la prima volta come giurisprudenza in una situazione del genere, evitò a Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni una condanna certa per aver accompagnato il Dj Fab, in Svizzera, dove il milanese tetraplegico morì premendo con i denti la pulsantiera che avrebbe attivato l’iniezione del farmaco letale.

 

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Le condizioni per il suicidio assistito

Le condizioni che fanno da spartiacque sono che si tratti di un malato affetto da una patologia irreversibile, che sia capace di intendere e di volere, che le sofferenze psico-fisiche siano intollerabili, che la sua vita dipenda da macchine. Ed è questa la traccia sulla quale ora si muovono le Ulss ogni volta che si propone un caso. «È chiaro - aggiunge Manno - che una legge avrebbe conferito un certo ordine mentre ora ogni volta si ricomincia daccapo, ma non è che adesso le cose si fermano. Il paziente avrà sempre una risposta. Come è avvenuto nei mesi scorsi per le richieste che ci sono pervenute. Il comitato ha fatto avere le proprie indicazioni che se poi queste persone hanno deciso diversamente, non hanno fatto ricorso al suicidio assistito».

È quanto fa sapere pure Di Caprio: «L’approvazione avrebbe fornito un modello organizzativo di riferimento e garantito l’uniformità, anche nei tempi, del percorso per tutti i residenti del Veneto, ma l'Ulss 7, che è stata tra le prime Aziende a dare applicazione concreta alla sentenza della Corte Costituzionale, continuerà ad applicare il rigoroso iter di valutazione già adottato all’interno». 

Fa testo la vicenda del bassanese Stefano Gheller

Fa testo la vicenda di Stefano Gheller, il cinquantenne di Cassola affetto da una grave forma di distrofia muscolare (la stessa malattia di Piergiorgio Welby) al quale l’Ulss 7 ha concesso il fine vita. Gheller, con una lettera del 2022, aveva chiesto all’Azienda Pedemontana di attivare con urgenza la procedura prevista per l’accesso legale al suicidio medicalmente assistito. E l’Ulss rispose positivamente alla richiesta garantendo le cure «con un comportamento tempestivo ed esemplare», come ebbe a sottolineare Diego Silvestri presidente della cellula Luca Coscioni di Vicenza-Padova, in prima linea in questa battaglia di civiltà e fra i principali protagonisti della raccolta firme e della presentazione della proposta di legge. 

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