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Veneto

«Fine di un incubo, sono a casa». L'imprenditore veneto sequestrato in Sudan è rientrato in Italia

Marco Zennaro (Foto ANSA/FACEBOOK ANIMA VENETA)
Marco Zennaro (Foto ANSA/FACEBOOK ANIMA VENETA)
Marco Zennaro rientra dal Sudan: "La fine di un incubo"

Marco Zennarol’imprenditore veneziano bloccato in Sudan per quasi un anno, trattenuto in stato di detenzione, è rientrato in Italia. L’uomo è giunto all’aeroporto di Fiumicino con un volo di linea della compagnia aerea Turkish Airlines, proveniente da Istanbul. «Dopo un anno si conclude un incubo: a complicare la situazione il meteo, le tempeste di sabbia. Ora finalmente sono a casa!». Così al suo arrivo all’aeroporto di Fiumicino Zennaro, apparso stanco ma di buon umore, accompagnato nel suo viaggio aereo da Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie e da uomini della Guardia di finanza e della Polizia in forza nello scalo aeroportuale.

La vicenda legata a Zennaro è piuttosto complessa. Sarebbe stato assolto in tre procedimenti penali, ma avrebbe ancora pendente l’appello di una causa civile, nella quale alcuni suoi clienti in Sudan lo avrebbero accusato di avere consegnato una partita di trasformatori difettosi. Ad occuparsi del suo caso è stato, fra gli altri, il direttore generale per gli italiani all’Estero della Farnesina, Luigi Vignali, che nei giorni scorsi si era recato personalmente in Sudan proprio per seguire gli sviluppi della vicenda; riuscendo alla fine a far rimuovere il cosiddetto travel ban che
di fatto impediva all’imprenditore di poter fare rientro in Italia.

 

Una data tanto attesa dai familiari e gli amici, i quali hanno vissuto con apprensione le vicissitudini dell’imprenditore veneziano bloccato in Sudan da 361 giorni (75 dei quali trascorsi in prigionia), che tra continui ostacoli giudiziari e impedimenti di vario tipo (non ultime le avverse condizioni meteo), ha visto rinviare settimana dopo settimana il ritorno in patria, dalla sua famiglia. «Ringrazio mio figlio per essere sopravvissuto a quei terribili e infernali giorni di detenzione, - ha spiegato Cristiano Zennaro, padre dell’imprenditore veneziano in un video postato sui social - e la mia famiglia per aver trovato in tempi brevi le risorse per far cessare la detenzione. Il mio pensiero va anche alle 50 mila persone che hanno fatto sentire a Marco con manifestazioni sempre pacifiche la vicinanza dell’intera comunità veneziana». Zennaro ha criticato quindi le istituzioni italiane, «che incomprensibilmente non hanno voluto risolvere un palese sequestro di persona a scopo di estorsione. - ha concluso - Mi auguro che la Farnesina abbia il pudore di non lasciare retorici comunicati, perché se Marco è uscito lo deve solo ed esclusivamente a se stesso».

 

Gli amici che gli sono vicini da una vita, e che nel corso dei mesi hanno mantenuto vivo un nutrito gruppo social, hanno voluto ringraziare le migliaia di persone che nell’ultimo anno hanno sostenuto, da lontano, Marco. «Grazie per il sostegno, per l’affetto, per tutto - scrivono - Marco è libero dopo praticamente un anno, dopo sofferenze fisiche e ancor più psicologiche! Dopo che davvero sembrava vi fosse "una mano invisibile" che facesse scherzi per allungare l’agonia in questi ultimi giorni con problemi di ogni tipo. A nome della "banda" - concludono - e anche dei familiari: Grazie».

 

 

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