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Il grido d'allarme

Auto a benzina e diesel, lo stop nel 2035 travolge 11 mila imprese venete

Pozza, Unioncamere Veneto: «Ricadute preoccupanti. Le aziende non possono affrontare da sole investimenti per la transizione in tempi così brevi»

L’Ue ha stabilito nelle scorse settimane lo stop alla produzione di motori diesel e benzina a partire dal 2035. Il Centro Studi di Unioncamere del Veneto ha studiato l'impatto di questa decisione sulla filiera dell'automotive in Veneto. Sì, perché si tratta di un settore trainante dell’economica regionale. Basti pensare che il Veneto è al quarto posto in Italia per numero di imprese produttive del settore, con 350 aziende attive nella produzione di autoveicoli, carrozzerie, parti e accessori, che impiegano oltre 5.400 dipendenti. Se poi si allarga il conto all’intera filiera - dai servizi di manutenzione a quelli di riparazione tanto citare -, ecco che si superano i 26mila addetti con un numero elevatissimo di imprese che vengono toccate da vicino dalla decisione presa a Bruxelles, si parla di 11.283 aziende. Risultato? «Tutte queste imprese sono a rischio con un impatto sul fatturato delle aziende produttive che potrebbe superare 1,4 miliardi di euro». A denunciarlo è il presidente di Unioncamere del Veneto, Mario Pozza.

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La denuncia

«Oggi quasi il 60% della produzione di componentistica è diretta al mercato estero, in primis in Germania e Francia - continua Pozza -. Lo stop dell’Ue alla produzione di motori diesel e benzina dal 2035 avrà un impatto negativo non solo a livello occupazionale, ma anche sull’export veneto. È necessario introdurre dei correttivi e sostenere le nostre piccole e medie imprese perché non possono affrontare da sole gli investimenti in innovazione tecnologica, digitalizzazione e formazione del personale necessari alla transizione energetica in tempi così brevi. Insomma, le nostre aziende sono impreparate a una transizione così drastica e ravvicinata, che agevola la Cina già avanti nella produzione di batterie e componentistica per l’auto green e rischia di provocare una drastica riduzione dei posti di lavoro. Ma anche i consumatori subiranno disagi per l’aumento dei costi e per la mancanza di infrastrutture di ricarica».

Il focus

Un grido di dolore che arriva da un Veneto che lavora tanto oggi, ma che domani che rischia di ritrovarsi in ginocchio. Stando ai dati del Centrostudi, il Veneto detiene una fetta di imprese produttiva importante, l’11%, dietro solo a Piemonte (20%), Lombardia (18%) ed Emilia Romagna (12%). All’interno del settore manifatturiero la maggiore specializzazione si ha per le attività di fabbricazione di componentistica ed accessori per autoveicoli che conta 172 imprese attive e 3.494 addetti operanti per un fatturato stimato di oltre 790 milioni di euro. A livello provinciale, in testa per numero di imprese ci sono Verona con 45 sedi (26,2%) e Padova con 43 sedi (25%), seguono Vicenza con 34 (18,6%) e Treviso con 28 (16,9%). Al secondo posto con un fatturato stimato di 460 milioni di euro il settore produzione di carrozzerie con 137 sedi di impresa attive che si concentrano nelle province di Verona (37 sedi), Vicenza (34 sedi), Treviso (28 sedi) e Padova (21 sedi), per complessivi 1.470 dipendenti. 

Export e transizione

L’export del settore della produzione industriale automotive ha totalizzato nel 2022 un valore di circa 1 miliardo e mezzo di euro, pari al 2% del totale delle esportazioni regionali. Il 59% delle vendite (886 milioni di euro) deriva dal settore della componentistica ed accessori, il 31% da quello degli autoveicoli e il 10% dalle imprese che producono carrozzerie. I principali Paesi partner delle imprese venete sono Germania e Francia, seguono Regno Unito e Spagna. Le esportazioni verso la Germania sono il 20% delle esportazioni regionali del settore automotive e quelle verso la Francia sono il 18%. Quindi, essere competitivi è fondamentale per la sopravvivenza del settore. Ma dopo l’approvazione del regolamento Ue, le imprese devono accelerare nella corsa alla transizione green che è da ora il requisito fondamentale. Gli investimenti sono tanti: dalla digitalizzazione all’automazione. In Veneto il settore della fabbricazione, dati Excelsion, ha effettuato investimenti nella trasformazione digitale che ha avuto impatto importante sul capitale umano, dalla formazione al reclutamento di personale con competenze nuove. Come aumentare i giri di questa trasformazione è ora la difficile sfida. 

Cristina Giacomuzzo

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