<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Crisi di governo

Addio al governo Draghi. Il premier alle 9 alla Camera, poi al Colle. Il Quirinale pronto al voto

Il premier Mario Draghi durante il dibattito in Senato (Foto ANSA/FABIO FRUSTACI)
Il premier Mario Draghi durante il dibattito in Senato (Foto ANSA/FABIO FRUSTACI)
Governo: Draghi ottiene la fiducia con soli 95 sì

MERCOLEDÌ 20 LUGLIO

Ore 21.30 - DRAGHI ANNUNCERÀ LE DIMISSIONI DOMANI ALLA CAMERA. Draghi annuncerà domani mattina, giovedì, nell'aula della Camera, all'inizio della discussione generale, la propria intenzione di andare a dimettersi al Quirinale. La seduta è convocata per le ore 9. Lo apprende l'Ansa da fonti parlamentari di maggioranza.

 

Ore 20.40 - DRAGHI SALIRÀ DOMANI AL QUIRINALE. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, a quanto si apprende, non salirà questa sera al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo il voto di fiducia in Senato che ha approvato le sue comunicazioni. È presumibile che il presidente della Repubblica voglia prendersi delle ore di riflessione prima di decidere domattina che iniziative assumere. Ma gli scenari sono circoscritti praticamente a due prospettive, consultazioni lampo con i presidenti di Camera e Senato per valutare quali e quante forze politiche vogliono lo scioglimento anticipato del Parlamento e ulteriore tentativo di avviare la formazione di un governo d’emergenza per varare la legge di bilancio ed evitare la deriva economica e sociale del Paese in un momento cosi delicato per la situazione internazionale, la crisi energetica e il perdurare dell’emergenza sanitaria. La prima data utile per le elezioni è quella del 2 ottobre.

 

Governo: Draghi ottiene la fiducia con soli 95 sì

 

Ore 20.10 - FIDUCIAA DRAGHI CON SOLI 95 SÌ. I senatori presenti in Aula sono stati 192, 133 i votanti e la maggioranza 67. Lo ha detto al Senato la presidente Maria Elisabetta Casellati riferendo l’esito della votazione sulla fiducia al premier.

 

Ore 19.30 - LEGA E FORZA ITALIA NON VOTANO LA FIDUCIA. Lega, M5s (astenuto) e Forza Italia non votano la fiducia a Draghi al Senato. Lega e Forza Italia non rispondono alla chiamata a Palazzo Madama. Il premier Mario Draghi nel frattempo ha lasciato il Senato ed è rientrato a Palazzo Chigi. «Se non partecipano al voto mancherà il numero legale? Eh manca il numero legale». È quanto ha detto la presidente del Senato, Elisabetta Casellati rivolgendosi al segretario generale di palazzo Madama - a microfono aperto e udibile - subito dopo l'annuncio del M5s che non parteciperà al voto sulla fiducia al governo. Stessa decisione annunciata da Forza Italia e Lega. Si avvicinano così lo scioglimento del Parlamento e il voto. È l'epilogo di una giornata drammatica vissuta tra Palazzo Madama, Palazzo Chigi e il Quirinale e della crisi aperta dal M5s. Anche Mattarella è sceso in campo per indurre il centrodestra a non far cadere il governo, parlando con i leader della maggioranza. 

 

Governo, Candiani (Lega): "Noi costretti a non partecipare al voto"

 

Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le autonomie lascia il partito. «Forza Italia ha voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese e ha ceduto lo scettro a Matteo
Salvini. Questa Forza Italia - afferma in una nota - non è il movimento politico in cui ho militato per quasi venticinque anni: non posso restare un minuto di più in questo partito». 

 

Governo, Bernini: "Forza Italia non parteciperà al voto sulla fiducia"

 

Su Twitter il commento del segretario del Pd Enrico Letta: «In questo giorno di follia il Parlamento decide di mettersi contro l’Italia. Noi abbiamo messo tutto l’impegno possibile per evitarlo e sostenere il governo Draghi. Gli italiani dimostreranno nelle urne di essere più saggi dei loro rappresentanti». 

«Una pagina nera per l'Italia. La politica ha fallito, davanti a un'emergenza la risposta è stata quella di non sapersi assumere la responsabilità di governare. Si è giocato con il futuro degli italiani. Gli effetti di questa tragica scelta rimarranno nella storia». Lo scrive in un Tweet Luigi Di Maio.

«Come ho detto al Senato da domani nulla sarà più come prima. Ma oggi c’è da dire solo grazie a Mario Draghi. Orgogliosi di averlo voluto contro tutto e contro tutti. Orgogliosi di averlo sostenuto anche oggi». Lo scrive su Facebook il leader Iv Matteo Renzi.

 

Ore 17.20 - LA REPLICA DI DRAGHI. «La mia sarà una replica breve: per primo ringrazio tutti coloro che hanno sostenuto l'operato del governo con lealtà e partecipazione. Il secondo punto è un'osservazione a proposito di alcune parole che avrebbero messo addirittura in discussione la natura della nostra democrazia, come se non fosse parlamentare mentre lo è e io la rispetto e mi riconosco». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in sede di replica al Senato.

«Il sostegno che ho visto nel paese, mi ha indotto a riproporre un patto di coalizione e sottoporlo a vostro voto, voi decidete. Niente richieste di pieni poteri» ha aggiunto Draghi.

«Chiedo che sia posta la fiducia sulla risoluzione presentata da senatore Casini», affinché il governo prosegua e porti a termine il suo operato. Nella risoluzione Casini è solo scritto che «udite le comunicazioni» del premier «si approva».

In seguito alla apposizione della questione di fiducia dal parte del governo alla risoluzione Casini, la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati ha sospeso la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella avrebbe avviato delle consultazioni telefoniche sentendo i leader della maggioranza per fare il punto della situazione dopo il dibattito parlamentare al Senato sulla fiducia. Tra le ipotesi, si ragiona sempre in ambienti parlamentari, anche quella delle condizioni per un Draghi bis. Sullo sfondo lo scioglimento delle Camere.

 

Ore 15 - CENTRODESTRA CHIEDE UN NUOVO GOVERNO SENZA I 5S. Il Centrodestra di governo attacca in Aula al Senato e chiede a Mario Draghi di formare un nuovo governo «profondamente rinnovato», cioè con nuovi ministri, senza il Movimento Cinque stelle. La mossa anticipata dalla Lega in Aula è stata seguita - almeno secondo quanto si legge in una nota congiunta - anche da Forza Italia. Si tratta di una richiesta dirompente che certamente mette in difficoltà il presidente del Consiglio che sta riflettendo sul da farsi. Immediata la reazione di LeU-Ecosolidali che con Vasco Errani la definisce «irricevibile».

Ma non solo, la Lega attraverso le parole del capogruppo al Senato Massimiliano Romeo indica al premier anche la soluzione B, cioè rimanere in carica fino alla formazione di un nuovo governo dopo le elezioni. Ovviamente resta da vedere quali potrebbero essere le scelte del presidente della Repubblica.

 

Ore 10.30 - LE PAROLE DI DRAGHI IN SENATO. Il premier in Aula ha chiesto «un nuovo patto di fiducia» alle forze politiche, sottolineando i risultati ottenuti nei mesi dal governo ma anche le difficoltà legate ai no e agli ultimatum. «L'unica strada - ha detto - se vogliamo ancora restare assieme, è ricostruire daccapo questo patto, con coraggio, altruismo, credibilità».

«Superare principio unanimità in Ue e riforma bilancio. Su questo l’Italia ha molto da dire. Ma tutto questo ha bisogno di un governo forte e coeso. All’Italia serve un nuovo patto di sviluppo concreto e sincero. Partiti siete pronti a ricostruire questo patto? Siamo qui in quest’Aula solo
perché gli italiani lo hanno chiesto. È una risposta che dovete dare a tutti gli italiani», la parole di Draghi.

«Mercoledì - ha sottolineato in apertura del suo discorso - scorso ho rassegnato le dimissioni. Questa decisione è seguita al venir meno della maggioranza di unità nazionale che ha appoggiato il governo dalla sua nascita. Il capo dello Stato le ha respinte e chiesto di informare il Parlamento. Decisione che ho condiviso. Oggi mi permette di spiegare a voi e agli italiani questa decisione tanto sofferta quanto dovuta».

Il premier ha rivendicato i risultati ottenuti dal suo governo in questi 17 mesi. Ma ha anche indicato una serie di obiettivi per i quali, ha evidenziato, «serve un nuovo patto di fiducia». «Non serve una fiducia di facciata - ha evidenziato - che svanisca di fronte ai provvedimenti scomodi». 

Bisogna spingere sui contratti collettivi, punto di forza del sistema industriale, ha precisato. «Serve una riforma delle pensioni - ha proseguito - che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita e un impianto sostenibile ancorato al sistema retributivo». «Il disegno di legge» sulla concorrenza, che riguarda anche «i taxi» e «le concessioni balneari» deve «essere approvato prima della pausa estiva. Ora c'è bisogna di un sostegno convinto all'azione dell'esecutivo» non il sostegno «a proteste talvolta violente».

 

Ore 7 - Una giornata (quella di ieri) cominciata con alcuni spiragli per una conclusione positiva della crisi politica e continuata sul filo della tensione per la visita di Enrico Letta a Mario Draghi, seguita da quella dei leader di centrodestra mentre (oggi) il Senato ha deciso che alle 9.30 sarà l'Aula a parlare. Sia pure con alcune importanti novità, a cominciare dal fatto che il premier farà il suo intervento e attenderà le risposte dagli interventi dei partiti per poi decidere. Intanto nel Vicentino un sindaco su due ha firmato la sottoscrizione per pro-Draghi. Ieri è stato fatto il conteggio definitivo dei sindaci che hanno sottoscritto l'appello per chiedere al premier di rimanere a Palazzo Chigi: sono oltre 1.800. E guardando a Vicenza si può dire, senza timore di smentita, che la maggioranza dei 114 sindaci berici tifa per Draghi visto che il pallottoliere finale arriva a 58. 

 

Leggi anche
Il sindaco Rucco replica a FdI: «Rispetto i partiti ma io devo fare scelte responsabili»

 

La giornata ieri è iniziata di buon'ora quando il segretario del Pd, Enrico Letta, tra i più attivi sminatori della crisi, viene intercettato all'uscita di Palazzo Chigi dopo un lungo colloquio col premier. Incontro che viene subito stigmatizzato dal centrodestra che protesta leggendolo come la concessione di una corsia preferenziale ai dem. Per tutta la giornata i vertici del centrodestra di governo sono riuniti nella residenza romana di Silvio Berlusconi dalla quale escono segnali di guerra. Poi, in serata, una telefonata del cavaliere a Draghi sblocca la situazione e permette ai leader del centrodestra di recarsi a palazzo Chigi per un incontro che in ambienti di governo viene definito positivo. Tanto d far commentare a Letta: «Domani sarà una bella giornata». Le forze politiche stanno disperatamente cercando di allargare quel «pertugio» che proprio Letta scorge da giorni. Ma passano le ore e ancora nessuno vede quel «fatto politico» che potrebbe sciogliere ogni nodo. Il riserbo è totale: dopo aver visto Letta a palazzo Chigi Draghi sale al Quirinale per confrontarsi con Mattarella. Nulla trapela sulla eventuale decisione presa dal premier tanto che in serata tutti parlano con timore di un lungo showdown al buio nell'Aula del Senato.

Assente pesante della giornata il M5s dal quale non sono uscite nuove indicazioni ma neanche nuove minacce di Aventino. Per molte ore si erano diffuse voci sul fatto che i governisti potessero uscire allo scoperto annunciando la loro volontà di votare la fiducia. Ma non è successo. «Il partito di Conte ha già deciso di non votare la fiducia. Conte sta scommettendo sul voto anticipato, ma sarebbe un ulteriore crollo nei sondaggi», osserva infatti il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Che la trattativa sia serrata è evidente, come è altrettanto evidente che le posizioni nei giorni scorsi si siano radicalizzate. Basta pensare che il mantra del centrodestra di governo recitava ancora ieri un «basta con l'M5s» che certo non aiuta Draghi a trovare la porta dell'uscita dall'impasse. Stranamente silenzioso Giuseppe Conte che sembra voler lasciare il cerino in mano al premier e al centrodestra, anche se in serata si sono moltiplicate le voci di un suo faccia a faccia notturno con Draghi. Mentre i più ottimisti parlano già di un rimpasto in caso di uscita del M5s, è partita la caccia ai «governisti» che potrebbero votare la fiducia in ogni caso.

 

Crisi di governo, cosa succede domani

Suggerimenti