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Il nuovo decreto

Coprifuoco alle 22 divide, non solo la politica: ecco cosa dicono gli esperti

Foto Ansa
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L'Italia si appresta a diventare più gialla a partire da lunedì 26 aprile, ma a dividere in queste ore è soprattutto la decisione del governo di mantenere in vigore il coprifuoco a partire dalle 22 (almeno fino al 1° giugno). «Tutte le Regioni, Comuni e categorie ritengono che rinnovare il coprifuoco alle 22 fino a luglio non abbia senso scientifico e sia devastante», è tornato a tuonare oggi il leader della Lega Matteo Salvini, dopo che ieri il Carroccio si era astenuto sul voto al nuovo decreto provocando non poche tensioni all'interno della maggioranza. Le Regioni, intanto, hanno chiesto al governo un nuovo incontro urgente prima della pubblicazione del decreto, per avanzare proposte su coprifuoco e scuola. Ma a essere divisa è anche la comunità scientifica.

 

VIOLA. «Condivido le scelte del governo: riaperture graduali, basate su priorità (la scuola) e rischio limitato (locali all'aperto). Non sono però d'accordo sulla decisione di mantenere il coprifuoco alle 22: spostarlo solo di un'ora sarebbe stato importantissimo per i ristoratori, che avrebbero potuto contare su 2 turni di cena - ha scritto su Facebook l'immunologa dell'Università di Padova Antonella Viola -. A fronte di un vantaggio tutto da discutere e dimostrare in termini di contenimento del contagio (ci sono persino discussioni sull'utilità in toto del coprifuoco, figuriamoci se possiamo dimostrare che 1 ora fa la differenza), il danno per le categorie coinvolte è certo e pesante. È una decisione che ha un sapore moralistico più che scientifico».

 

CRISANTI. «Ho già espresso le mie perplessità sulle riaperture. Sui numeri che abbiamo oggi, sui calcoli che sono stati fatti, su quello che siamo disposti a tollerare. L'orario del coprifuoco, a questo punto, che differenza fa?», ha detto invece il virologo Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova, intervistato da Adnkronos Salute.

 

GISMONDO. Scettica sulla misura Maria Rita Gismondo, microbiologa dell'ospedale Sacco di Milano, per la quale «è un'incoerenza mantenere da un lato il coprifuoco alle 22 e dall'altro riaprire ristoranti, cinema e teatri, perché significa di fatto limitare questi servizi che ripartono: rientrare a casa alle 22 vuol finire di cenare alle 21-21.30, quindi praticamente non andare al ristorante, e la stessa cosa vale per cinema e teatri». «Io non credo che dalle 22 alle 23 il virus si sguinzagli a infettare», osserva all'Adnkronos Salute. Far slittare di un'ora l'orario del coprifuoco «sarebbe solo dare la possibilità di un po' di vita normale e sociale - aggiunge Gismondo - visto che per fortuna si vogliono aprire alcuni servizi».

 

PREGLIASCO. «Io direi partiamo senza velocizzare gli step per garantire una progressione di miglioramento, non escludendo che si possa velocemente fare uno spostamento, ma vediamo prima l'effetto che fa in una tempistica che sia almeno settimanale», dice all'Adnkronos Salute Fabrizio Pregliasco. Per il virologo dell'università degli Studi di Milano «è vero che, se diciamo fino al 31 luglio probabilmente è troppo, ed è angosciante e devasta l'applicazione e l'accettazione sia da parte dei ristoratori sia dei cittadini. Vedrei però un fatto di progressione, perché - ricorda l'esperto - stiamo investendo su diversi fronti: abbiamo la scuola in questo momento che giustamente è stata fatta aprire, quindi andiamo semplicemente con attenzione». «Prudenza però con ottimismo e una sistematicità di aperture. Mi rendo conto della necessità di dare delle tempistiche: vediamolo come elemento di progressione e dando magari una tempistica più anticipata rispetto a quella che si è dato oggi. In questa situazione, in cui siamo ancora mezzi sospesi - conclude Pregliasco - certezze non si riescono a dare perché poi il problema sarà vedere come sono le aree, cioè se andiamo a finire veramente in zona gialla».

 

MASTROIANNI. Netta l'opinione di Claudio Mastroianni, direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma. «È assolutamente giusto tenerlo alle 22, su questo non si deve cedere», ha detto all'Adnkronos Salute. Parlando delle riaperture dal 26 aprile, Mastroianni invita alla «prudenza» perché «sono troppe tutte insieme: così l'estate rischiamo di giocarcela». «Io avrei aspettato, meglio esseri cauti perché i dati epidemiologici non sono così entusiasmanti - aggiunge l'infettivologo - Credo che da metà maggio potremmo capire meglio in che fase dell'epidemia siamo e si potrà ragionare meglio su cosa riaprire».

 

MAGA (CNR). «Non si può calcolare con precisione scientifica l'effetto, sui rischi di contagio, della differenza di un'ora dall'inizio del coprifuoco. La valutazione viene fatta in base a cosa succede in determinati luoghi dopo le 22 o dopo le 23. Ma se si decide di chiudere i locali alle 22 senza evitare che le persone si fermino a fare 'combricola' fuori, non si risolve nulla. La stessa cosa vale alle 23. Il punto cruciale sono i controlli: se ci sono le necessarie verifiche non cambia molto», spiega sempre all'Adnkronos Salute Giovanni Maga, direttore dell'l'Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia.  

 

BASSETTI. «Interpreto il decreto Riaperture da una parte come un segno di fiducia nei confronti dei cittadini, dall'altra un modo per dire: attenzione, con questo virus continueremo a farci i conti ancora per molto tempo, anche se con numeri diversi. Quindi, è il caso di tornare a una normalità controllata e progressiva, da fare in sicurezza, con un percorso a step», scrive su Facebook Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive all'ospedale san Martino di Genova.

 

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