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MALO

Nicolò, il globetrotter: «L’India è la terra più dura»

Il giovane camminatore ha visitato anche Nepal e Oman nel suo viaggio a piedi intorno al mondo. «Realtà difficile»
Nicolò Guarrera con un maestro spirituale CAROLLO
Nicolò Guarrera con un maestro spirituale CAROLLO
Nicolò Guarrera con un maestro spirituale CAROLLO
Nicolò Guarrera con un maestro spirituale CAROLLO

Suggestione, spiritualità, ma anche povertà e miseria. Forse per la prima volta, nel suo giro del mondo a piedi, il maladense Nicolò Guarrera ha dovuto scontrarsi con una realtà difficile, dura. Nella tappa in India del suo viaggio, il giovane di 29 anni di San Tomio, assieme al suo carrettino “Ezio”, ha camminato per 3 mila chilometri in 5 mesi, coprendo la distanza tra Calcutta e Mumbai. Dopo aver percorso i deserti del Sudamerica e dell’Australia, Nicolò si è trovato catapultato nel caos delle metropoli indiane, tra folla, rumore, inquinamento e condizioni igieniche «disastrose». 

«Fino ad ora è stato il paese più difficile che io abbia attraversato», racconta il camminatore. «Innanzitutto, è stata la prima nazione in cui non parlavo la lingua locale. Non riuscivo a comunicare con la gente del posto nemmeno con i gesti e questo mi ha fatto capire quanto differenti siano le nostre culture: segni per noi semplici, in India non hanno alcun significato. Capire e imparare la gestualità indiana, senza nessuno che me la potesse insegnare, ha richiesto tempo ed è stato difficile». 

Un’altra difficoltà è stata quella legata al caos e alla confusione

«Ovunque c’è tantissima gente», continua. «Quindi è difficile campeggiare liberamente, così come non è possibile camminare tranquillamente: ci sono sempre tanto rumore, traffico e questo mette alla prova la testa, oltre che il fisico. Poi le condizioni igienico sanitarie sono tremende, l’aria è molto inquinata. Ho camminato tra le baraccopoli, per strada ho visto cose incredibili; non era solo povertà, ma una miseria priva di speranza. È stato davvero molto difficile».

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Non sono mancati I momenti suggestivi

«La spiritualità è ancora molto viva, a fianco e al di là della religione», spiega. «Ho trovato molto bello che i riti siano sopravvissuti e siano molto scenici, con il fuoco e tanti fiori; molto coinvolgenti, belli da vedere. Come noto, poi, le mucche sono sacre, ma lo sono anche altri animali, come i cervi, le scimmie. I maiali e i facoceri non vengono toccati, quindi per strada si muove una sorta di zoo ambulante, con cammelli, scimmie, babbuini, pavoni, tutti liberi. E nessuno li tocca». 

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Nicolò ha fatto tappa anche in Nepal

«Sono stato a Lumbini, dove la cronaca riporta sia nato il Buddha, il principe Siddharta. Qui sorge una serie di monasteri buddisti, ho soggiornato in un monastero coreano per riposare. Un giorno ho camminato con un sannyasi, un maestro spirituale: si tratta di persone che rinunciano a tutti i beni materiali, si vestono di arancione e vanno in giro per l’India a predicare ciò che hanno imparato. In India, sono passato anche per Varanasi, una delle città sante per gli induisti: secondo la loro tradizione, chi muore a Varanasi e viene cremato lì, raggiunge la liberazione dal ciclo della reincarnazione. È un luogo molto suggestivo e “forte”: ci sono pire funebri in attività 24 ore su 24». 

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Dopo l’India è passato in Oman

«Qui ho camminato nella catena montuosa Al-Hajar, un luogo molto tranquillo, silenzioso, fresco, con capre selvatiche e pecore nere, montagne rocciose, poca vegetazione, rocce colorate. La gente impegnata nei pic nic mi invitava a bere il tè offrendomi datteri e biscotti». Ora Guarrera è entrato negli Emirati Arabi e lo aspettano prima Dubai, poi il deserto dell’Arabia Saudita e il Kuwait. Dopo 24 mila chilometri percorsi in tre anni e mezzo, con più di 30 milioni di passi, le prossime mete saranno Iran e Iraq.

Matteo Carollo