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DIEDE IL VIA A UN CICLO VINCENTE

Ulivieri, l’uomo della svolta

Ascoltare prima di parlare. Non isolarsi mai e fare quadrato. Tutti: tifosi, società, giocatori, mogli, fidanzate. Sembra un calcio semplice quello professato dal “maestro” Renzo Ulivieri. Sulla carta lo è. Poi metterlo in pratica è un'altra storia. Lui a Vicenza è riuscito a fare così e infatti a distanza di anni il popolo biancorosso gli rende ancora omaggio per quei tempi d'oro passati alla storia.

L'attuale presidente dell'associazione italiana allenatori e tecnico del Pontedera femminile, è stato protagonista sulla panchina del Vicenza in due diversi momenti. La prima volta, nella stagione 1979-1980, la seconda dieci anni dopo, nel triennio 1991-1994. In quest'ultimo periodo ha avuto il merito di aprire un ciclo, riportando il Vicenza in serie B dalla C1. Sempre brillante, mai banale, a 80 anni Ulivieri si definisce ancora un «uomo di campo», dispiaciuto solo di dover stare più attento a tavola. «Mi hanno messo a stecchetto, e faccio una fatica incredibile. Poi fare certe rinunce dalle mie parti è veramente dura».

Ricorda sempre volentieri i suoi anni vicentini. «Alla fine ad essere promossi sono giocatori e allenatori, ma veramente è tutta una città ad essere promossa. Un traguardo di questo tipo non può prescindere dalla società e dai tifosi. Io sarò sempre legato ai colori biancorossi».

È un discorso che si può fare anche se l'obiettivo è la salvezza? Perchè ora il Vicenza non può certo fare programmi diversi. «Assolutamente sì. Le difficoltà ci sono e fanno parte del calcio, della storia dei giocatori e degli allenatori. Se ho visto la classifica dei biancorossi? No, preferisco tapparmi gli occhi - dice -. Posso solo augurare il meglio a questi colori, alla squadra di uscire al più presto da questo tunnel, ricordando che serve pazienza e in particolar modo occorre che la tifoseria stia accanto alla squadra. Urge compattezza in momenti simili. Quando allenavo e alla presidenza c’era Pieraldo Dalle Carbonare, abbiamo vissuto un periodo di difficoltà. La squadra stava saltando, mi dispiaceva non finire il campionato perché potevamo ottenere la promozione. I giocatori mi sembravano convinti, ma c’era bisogno di stringere i denti, tenere duro. Abbiamo disputato un’amichevole contro i dilettanti e la squadra ha giocato male, da vergognarsi. Così convocai tutti nello spogliatoio del Menti: i miei uomini insieme a mogli e fidanzate, a cui chiesi di darci una mano perchè ne avevamo bisogno. È anche grazie a loro se siamo saliti. È sbagliato isolarsi, siamo uomini e abbiamo bisogno gli uni degli altri».

Ulivieri gettò le fondamenta del ciclo vincente nel 1991-1992. Il Vicenza non riuscì a conquistare la promozione, ma il percorso era cominciato. Il salto di categoria arrivò al termine della stagione successiva. Squadra tosta e indimenticabile quella della stagione 1992-1993 (Gino Sterchele, Gilberto D'Ignazio, Gianni Lopez, Nino Praticò, Mimmo Di Carlo, Aladino Valoti, Fabio Viviani, Nando Gasparini...), che arrivò seconda grazie alla migliore difesa del campionato; solo tre le sconfitte, come il Ravenna capolista, il Menti fortino, mai violato. «Il nostro simbolo e portafortuna era quello striscione che ho ancora ben impresso nella mente. C'era scritto “Al Menti non si passa”. Era il nostro grido di battaglia. Non c'è dubbio che quel periodo al Menti fu davvero magico perchè in casa siamo riusciti sempre a vincere o pareggiare. A fare la differenza è stato un gruppo di uomini che ha amato la maglia biancorossa e ha avuto vicino una tifoseria calorosa. Sicuramente per compiere certe imprese ci vuole anche un po' di fortuna. Quel record senza alcun dubbio resterà nella storia».

Marta Benedetti