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IL RIGORE THRILLER

Pizzi e quel tiro che salvò il Vicenza

Il 4 giugno del 1989 allo stadio Menti in un caldo pomeriggio si giocava l’ultima sfida di campionato contro il Trento davanti a 15.000 spettatori; a 2 minuti dalla fine il giovane Fausto Pizzi realizzava il rigore che salvava i biancorossi dal baratro della retrocessione in C2, diventando l’eroe della squadra. Fu portato in trionfo dalla folla entrata in campo per ringraziarlo.

Fausto Pizzi da Rho (Milano) arrivò ventenne al Lanerossi Vicenza guidato dal tecnico tranese Francesco Paolo Specchia nel campionato 1987-88. La squadra biancorossa era retrocessa in serie C1 la stagione precedente dopo aver perso l’ultima partita di campionato contro la Lazio in uno stadio Olimpico stracolmo e si apprestava a passare anni bui evitando per poco la retrocessione in serie C2. Di proprietà dell’Inter dopo aver segnato otto reti con la maglia della Centese in serie C1 nella stagione 1986-87 prese la strada di Vicenza in prestito dai neroazzurri. Al suo arrivo trovò una squadra forte per la categoria con giocatori del calibro di Toto Rondon, Andrea Messersì, Mauro Zironelli e Alfonso Bertozzi. L’esordio avvenne Il 23 Agosto del 1987 in una gara di Coppa Italia allo stadio Atleti Azzurri d’Italia in una sfida contro l’Atalanta guidata da Emiliano Mondonico e dello Svedese Glenn Strömberg. Nella squadra orobica militavano anche Eligio Nicolini e Daniele Fortunato arrivati all’Atalanta via Lanerossi in quella stagione. La partita finì 3-1 per i neroazzurri e Pizzi realizzò la prima rete con la maglia del Lane, un gol segnato di destro al volo. Il 27 settembre all’oratorio Boccaleone campo della sorprendente Virescit, squadra di un quartiere di Bergamo, fece il suo esordio ufficiale in campionato. Nella formazione viola militavano il giovane Marco Simone e il fortissimo bomber Gabriele Messina. La prima rete in quella stagione la segnò la domenica successiva in casa contro il Monza. La sua prima stagione si concluse con la squadra che per tre punti non riuscì a conquistare la promozione in serie B. La stagione successiva partì male con la sconfitta nel derby contro il Verona. Ricordata come la partita del black out terminò 0-2 a tavolino. La prima vittoria arrivò a novembre in un derby contro il Venezia Mestre. Aprì la gara l’esordiente Cantarutti e Pizzi segnò la rete del doppio vantaggio.

La squadra dopo l’inizio disastroso si riprese a gennaio. Pizzi segnava regolarmente e arrivavano vari osservatori a visionarlo. In una gara contro la sua ex squadra la Centese nel febbraio del 1989 fu protagonista di un gol al 5’ dove dopo aver scartato in slalom 4 giocatori, scartò anche il portiere Biato realizzando la rete del vantaggio. Nonostante la squadra avesse ingranato mancavano ancora punti da conquistare per la salvezza. Lo scontro decisivo fu all’Ardenza di Livorno il 21 maggio quando i biancorossi batterono per tre a zero la Pro Livorno diretta concorrente per la salvezza; Pizzi segnò due reti. In una recente intervista al Giornale di Vicenza Fausto Pizzi ha così ricordato la partita salvezza contro il Trento del 4 giugno 1989.

«La classifica era corta e all’ultima giornata si doveva assolutamente vincere o pareggiare contro il Trento. Di quella partita del 4 giugno ricordo tutto nei minimi dettagli. Stadio Menti 15.000 spettatori, arbitro Giuseppe Cardona di Milano, giornata calda, chi perdeva era spacciato e retrocedeva in C2. A 8’ minuti dalla fine Mascheroni stende Giunchi. L’arbitro assegna il rigore e dagli undici metri Sereni trafigge Brini. Se la partita terminava così sarebbe stato spareggio contro la Virescit. All’87’ Nicoletti batte una punizione, palla in area e Cantarutti in semirovesciata cerca di agganciare la palla, l’arbitro tra un frastuono e una bolgia infernale segna il dischetto ( molto, molto generoso ndr) per un fallo commesso da Belardinelli. Il nostro rigorista era Nicoletti, ma De Gradi e Mascheroni mi si avvicinarono dicendomi: devi tirare tu. Avevo ventuno anni e una pressione assurda addosso. Mi feci forza, presi la rincorsa e spiazzai il portiere giallo blu Quironi. Al triplice fischio finale fu il tripudio, i tifosi m’inneggiavano come un eroe, mi aspettarono all’uscita per complimentarsi; se ci penso, a distanza di trent’anni ho ancora la pelle d’oca».

Alessandro Lancelotti