<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
TIFOSIA BORDOCAMPO NEL ’54

La pacifica invasione di Vicenza-Padova

Succedesse adesso pioverebbero addosso multe, squalifiche, ostracismo disgustato di alfieri del mainstream e lezioni urlate di muscolari teleimbonitori. Ma nel 1954 no. Nel 1954 si giocava anche con la gente a bordo campo. E non era una partita qualsiasi. Era un Vicenza-Padova importantissimo nella lotta per la promozione in Serie A. Riavvolgiamo il nastro. Anche perché non sono situazioni facili da spiegare in un’epoca in cui tocca anche riservare l’intera Curva Nord alle decine (o alla decina) di tifosi di una squadra di un borgo collinare o di una periferia metropolitana. Siamo nel 1954. Il 12 dicembre del 1954, per la precisione. Il Vicenza ospita il Padova e la partita è di quelle che contano. Per capirci, al termine del campionato biancorossi e biancoscudati saliranno a braccetto in Serie A. Ma questo all’epoca ancora non si sapeva. Si sapeva solo che a Vicenza era stato battuto ogni record di affluenza: 15.600 paganti, 1.500 abbonati e un migliaio di persone entrate a titolo gratuito. Si gioca sotto la pioggia, il Lanerossi vince grazie a una staffilata di Motta al 43’, ma la partita passa alla storia a causa di quella che viene definita “pacifica invasione di campo”. Che succede? Per farla breve, la gente è tantissima e le reti di protezione cedono. Qualcuno potrebbe farsi prendere dal panico, ma tra questi per fortuna non c’è il mitico Orlandini di Roma, un’istituzione dell’epoca. Il direttore di gara mantiene il suo noto e apprezzato aplomb, si accerta che si vedano le linee laterali e decide che si può continuare. “Al settimo minuto di gioco - racconta Il Giornale di Vicenza dell’epoca - le reti di protezione hanno ceduto di schianto sotto la pressione di una folla che non si era mai vista prima allo stadio Comunale e che lungamente ed aspramente aveva poco avanti battagliato per riuscire ad infiltrarsi prima che i cancelli venissero inesorabilmente chiusi. Pochi istanti dopo quel settimo minuto il rettangolo di gioco appariva come incorniciato dalla massa compatta dei tifosi, subito insinuatisi, da prima in sottile fila indiana e quindi a fiumana attraverso il varco, sotto gli occhi impotenti delle forze dell’ordine e benevoli del romano Orlandini, arbitro di gala per una partita di gala...”. Del resto, come si diceva, era un altro calcio. Figlio di un altro mondo, in mondo in cui uno dei titoli del GdV era “Misera fine di un’anziana signora: insegue in barca le oche fuggite e si rovescia nel Bacchiglione annegando”. Tutto vero, tutto accaduto a Colzè di Montegalda. Mentre a Maddalente “15 donne venivano denunciate dai carabinieri dopo altri disordini: si opponevano alla consegna del latte alla Centrale”. Insomma, altro che la gente a bordo campo per la partita col Padova... G. T.