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VICENZA

Bacino, scolmatore e rialzi arginali. Il Retrone è ancora sguarnito

Negli anni sono stati progettati o pensati diversi interventi ma è stato fatto poco. Ora si attende la Tav
La Dioma esondata nella giornata di mercoledì in zona industriale: servono interventi per salvaguardare l’area
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La Dioma esondata nella giornata di mercoledì in zona industriale: servono interventi per salvaguardare l’area
La Dioma esondata nella giornata di mercoledì in zona industriale: servono interventi per salvaguardare l’area

A inizio marzo del 2004, quindi esattamente vent’anni fa, lo staff del prof. Sergio Fattorelli, su incarico della Regione, presentò una serie di progetti per alzare le difese idrauliche nel territorio berico. Tre in particolare gli interventi previsti: tre casse di espansione; da realizzare lungo il Timonchio, lungo il torrente Onte e lungo la roggia Dioma.

Sappiamo bene com’è andata a finire, almeno fino a questo momento: il primo è stato costruito, collaudato e ha già salvato Vicenza. Del secondo e del terzo, invece, non s’è più fatto nulla. E il risultato è che il Retrone ancora una volta si trova sguarnito, tutta la zona ovest di Vicenza resta senza difese, gli allagamenti continuano, i danni pure e - ancora una volta - si torna a chiedere uno o più interventi di salvaguardia. Già, ma quali?

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I bacini di laminazione

Il più concreto lo ha ricordato il presidente del Veneto Luca Zaia nella giornata di mercoledì. Si tratta di un’opera che è già prevista nell’ambito del progetto Tav Vicenza-Verona e che quindi, visto l’avanzare del cantiere, potrebbe vedere la luce nei prossimi anni. Si tratta di un bacino di laminazione a Sovizzo lungo l’Onte, torrente che sfocia poi nel Retrone. La cassa di laminazione avrà un costo di 10 milioni di euro (il progetto definitivo è stato concluso), sarà collocata tra via Vigo e la Sp35, avrà un volume di invaso di 334 mila metri cubi e sarà delimitata da un argine lungo 2 chilometri.

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L’ingombro sarà di 277.608 metri quadrati, di cui 46.159 occupati da opere fisse, quali argini e manufatti regolatori, e 231.449 destinati all’allagamento. Sempre Zaia ha fatto riferimento a una seconda opera (anche questa presentata nel 2004 da Fattorelli), vale a dire un bacino di laminazione tra Monteviale e Vicenza a favore della roggia Dioma (affluente del Retrone). L’opera, che è senza finanziamento, potrebbe arrivare a contenere fino a 800 mila metri cubi di acqua. 

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Lo scolmatore

Fin qui le opere messe nero su bianco. Ci sono poi le idee che sono emerse nel corso degli anni e che si possono catalogare come studi e non come progetti definiti. È il caso del tunnel scolmatore ipotizzato nel primo progetto Tav (quello con stazione in Fiera e fermata a borgo Berga), per intenderci. In quell’occasione i tecnici, dopo aver eliminato il tunnel sotto Monte Berico, proposero di creare un canale in grado di collegare ponte del Quarelo (dopo la confluenza tra Retrone, Dioma e Cordano) fino all’ansa del Bacchiglione a nord di Ca’ Tosate.

L’opera, dal costo di 80 milioni circa, ha una lunghezza di tre chilometri, con uno sviluppo iniziale a cielo aperto (seguendo lo sviluppo del fossato “Selmo” in zona Gogna), un passaggio in galleria di 1,4 chilometri sotto i berici e un tombinamento fino alla ciclabile Casarotto.

«Permetterà di controllare il livello del Retrone e far sì che non si allaghi Sant’Agostino e la zona industriale», erano le rassicurazioni. Parole che, però, non si sono trasformate in fatti. 

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In Gogna

Stesso destino per un altro intervento ipotizzato nell’ambito del progetto dell’alta velocità. In questo caso ecco la proposta di creare un’area di 60 ettari in Gogna, drenata dallo scolo Cordano, capace di “invasare” fino a un milione di metri cubi. L’opera non è diventata realtà, ma va comunque detto che nella giornata di mercoledì il Retrone è comunque esondato in zona Gogna in maniera naturale.

Gli argini

Infine, c’è la questione arginale, rimasta su carta. Uno studio commissionato dall’amministrazione comunale nel 2014 indicava la necessità di rinforzare l’argine destro (3,4 milioni di euro) lungo viale Fusinato, costruendo una nuova sponda e mettendo in sicurezza i muri che risalgono al 1942. Previsti anche tre impianti di sollevamento.

Nicola Negrin