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Le difese che mancano

Grandi opere per difendere l’area Est di Vicenza. «Bacino di Meda, basta attese»

Rodolfo Mariotto, delegato della Camera di commercio per le grandi infrastrutture riflette sulla protezione del suolo.
Vicenza, allagamenti in zona industriale
Vicenza, allagamenti in zona industriale
Vicenza, allagamenti in zona industriale
Vicenza, allagamenti in zona industriale

«Non possiamo sempre aspettare una catastrofe per agire, è ora di concretizzare le opere per la difesa del suolo che difendono l’Est». Rodolfo Mariotto, consigliere delegato alle infrastrutture della Camera di commercio di Vicenza, propone una riflessione sull’area Est di Vicenza, tra Setteca’, Bertesina e Torri che è finita sott’acqua. I danni sono ancora da calcolare, la paura di molti è invece salita alle stelle quando l’acqua del Retrone, del Bacchiglione, della roggia Dioma, degli scarichi e dei fossi della città e della provincia ha iniziato a minacciare il Vicentino.

Il problema a Est

Tra le prime a finire “sotto”, nonostante la minaccia fosse soprattutto quella del Retrone nella parte Ovest della città, c’è stata l’area opposta. «L’Est di Vicenza e i Comuni contermini sono completamente scoperti dalla protezione di bacini di espansione o laminazione - è la base su cui poggia la riflessione dell’ex presidente della categoria trasporti di Confindustria Vicenza - Ancora nel 2011, dopo la grande alluvione di un anno prima, nel piano di protezione del suolo erano stati progettati tre bacini, tra Meda di Velo d’Astico, Sandrigo e Torri di Quartesolo». Poi la storia e le risorse sono andate altrove. «Sempre dopo la grande alluvione del 2010, sono stati realizzati il bacino di Caldogno e quello di viale Diaz, che è il paracadute di emergenza - prosegue Mariotto - A est Setteca’, Bertesina e Torri, però, anche questa volta sono finite completamente sotto».

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Difesa del suolo

E quindi la riflessione prosegue: «Va benissimo parlare e puntare sulla transizione ecologica ma prima di questo bisognerebbe porre la stessa energia sulla difesa del suolo. Fino a questo momento, la programmazione è stata disastrosa. Praticamente abbiamo costruito anche dentro ai fiumi perché abbiamo edificato di fatto nei letti dei torrenti ma bisogna pensare alla difesa del suolo. Soprattutto con questi cambiamenti climatici. Tra l’altro, parlando di cambiamento climatico, questi interventi di difesa del suolo avrebbero tempi immediati, i due o tre anni necessari per i cantieri. Invece, gli sforzi e le risorse che vengono profuse per la riduzione della Co2 andremo a vederli chissà quando. Serviranno decenni. Abbiamo visto anche l’anno scorso quello che è successo. La manutenzione degli argini deve essere fatta in maniera importante e regolare ma soprattutto è necessaria la realizzazione dei bacini».

Il bacino di Meda di Velo d'Astico

Mariotto conclude: «Per la parte Est del nostro territorio, il bacino più importante sarebbe quello di Meda di Velo d’Astico. Oltre al fatto che andrebbe a rigenerare una cava, così come quello di Sandrigo, in estate potrebbe dare ossigeno alle nostre aziende agricole che sono in forte sofferenza. Se si riuscisse a iniziare e completare queste opere, si darebbe un minimo di respiro alle attività, oltre a proteggere residenti e territorio. Stiamo rischiando molto spesso. Dobbiamo sempre aspettare la catastrofe per agire?».

Karl Zilliken