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Bearzot, Pertini e Rossi L'estate del Mundial '82

ANNIVERSARI. Trent'anni fa l'Italia diventava campione del mondo di calcio in Spagna
Quanti ricordi! L'urlo di Tardelli, la solita Germania che va ko, la gioia del capo dello Stato, Zoff che alza il trofeo e lo scopone sull'aereo
Il capitano Dino Zoff alza la coppa del mondo vinta nel 1982
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ROMA Ci sono vittorie che il tempo non affievolisce nel ricordo. È il caso del mondiale 1982 che l'Italia si aggiudicò battendo 3-1 la Germania Ovest in finale sotto gli occhi del presidente Sandro Pertini. Oggi saranno trent'anni, ma nemmeno la Coppa altrettanto imprevista del 2006 ha offuscato quell'impresa. L'Italia che i ragazzi scelti dal ct Enzo Bearzot fecero appassionare era a secco di successi calcistici ed anche socialmente non se la passava bene: reduce da un decennio di terrorismo politico ed austerità economica. Era una Nazionale ancora scossa dalla bufera del primo calcio scommesse che nel 1980 aveva coinvolto anche Paolo Rossi, futuro capocannoniere del torneo spagnolo. Ci volle tutta la saggezza tattica ed umana del friulano Bearzot per tenere unito quel gruppo che avrebbe cucito sulla maglia la terza stella battendo l'Argentina di Maradona e Passarella, il Brasile di Zico e Falcao, la Polonia di Boniek (che non giocò la semifinale) e la Germania di Rummenigge. Con l'aiuto di un altro friulano, il capitano Dino Zoff. E pensare che Antonio Matarrese, allora presidente della Federcalcio, andava ripetendo che avrebbe voluto prendere a calci gli azzurri tanta era la delusioni per i risultati del girone: tre pareggi senza nerbo con Polonia, Perù e Camerun e qualificazione strappata grazie alla differenza reti. Dall'Italia piovevano attacchi feroci e per ritorsione verso certi articoli che non lesinavano critiche e pettegolezzi sulla vita privata, i giocatori decisero il silenzio stampa. ««Non ci ha aiutato come dicono i più», rivela Marco Tardelli. «Ci siamo aiutati da soli». Fu così che l'Argentina fu battuta 2-1: reti di Tardelli e Cabrini e memorabile duello Maradona-Gentile. E poi il Brasile al quale bastava un pari per andare in semifinale: Rossi-Socrates-Rossi-Falcao-Rossi è la litania che scandisce quell'altalena di emozioni che i brasiliani ancora oggi ricordano come «la tragedia del Sarrià». Stadio di Barcellona che oggi non esiste più, abbattuto per far posto al un centro commerciale. La semifinale con la Polonia, l'8 luglio al Camp Nou di Barcellona, l'Italia la giocò con grande autorità e consapevolezza della propria forza. Il giovanissimo Bergomi sembrava un veterano, Paolo Rossi ormai era diventato «Pablito» e non smetteva più di segnare: 2-0 con una sua doppietta. Domenica 11 luglio 1982, infine, l'ultimo atto. I tedeschi hanno eliminato la Francia ai rigori. Antonioni, infortunatosi con la Polonia, non c'è. Graziani si fa male dopo pochi minuti, Cabrini sbaglia un rigore. Ma nulla scalfisce le certezze azzurre. Rossi, ancora lui, all'11' della ripresa sblocca la partita. E 12' dopo Tardelli segna il 2-0: la rete più rivista del calcio italiano, seguita da quella corsa pazza. È il gol che mette la coppa tra le mani di Zoff. Poi arriveranno il sigillo di Altobelli (Pertini in tribuna: «Non ci prendono più!») e l'inutile rete di Breitner. L'arbitro brasiliano Coelho intercetta la palla e la solleva. Nando Martellini può gridare tre volte il suo «campioni del mondo» entrato nella storia. L'ultima immagine di quel Mundial è la partita a scopone, sull'aereo del ritorno. Il presidente Pertini e Zoff sfidano Bearzot e Causio (che vinceranno la partita). Sul tavolino brilla la Coppa.

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