<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Il personaggio

Da Lonigo alla Scala di Milano. Andrea Bressan “fa” fagotto nel balletto Madina

Il vicentino, già presente in note ensemble, chiamato nell’orchestra del prestigioso teatro milanese: «Esperienza unica»
Andrea Bressan diplomato al conservatorio Pedrollo
Andrea Bressan diplomato al conservatorio Pedrollo
Andrea Bressan diplomato al conservatorio Pedrollo
Andrea Bressan diplomato al conservatorio Pedrollo

Andrea Bressan è un riconosciuto talento. Da decenni si fa onore in aggiunta ad organici prestigiosi, come la Budapest Festival Orchestra, diretta da Fischer, ormai presenza fissa a Vicenza con il festival lirico. Ma ha veramente suonato alle diverse latitudini e la sua musicalità intelligente lo ha fatto avvicinare anche al mondo jazz e di avanguardia. 
In questi giorni ha aggiunto al suo curriculum un tassello importante: sta suonando nella messa in scena del balletto Madina di Fabio Vacchi, una commissione della Scala di due anni fa, ora ripresa. Si tratta di una storia vera: quella di una ragazza, Madina, appunto, cecena, il cui paese è stato invaso, la famiglia distrutta e che dopo avere subito violenza dalle truppe di occupazione viene spinta dai familiari a commettere un attentato suicida in una grande città occidentale. Si ribellerà, anche se finirà sotto processo.

Andrea, come mai sei volato dal Veneto alla Scala?

Mi hanno invitato perché mancava un primo fagotto e non mi sono lasciato sfuggire questa opportunità. Lo spettacolo, oltre al balletto accompagnato dall’orchestra, comprende una voce narrante e due cantanti. E poi Antonella Albano, Madina e Roberto Bolle, sono i due eccezionali protagonisti.

Come è stato accolto questo balletto dalla tematica attuale, ma non certo allegra?

Ogni sera è un successo vivissimo, in un teatro sempre pieno e con moltissimi giovani. La musica di Fabio Vacchi è un sofisticato miscuglio di un linguaggio atonale con riferimenti classici uniti ad una orchestrazione rigogliosa.

E la parte specifica per i fiati, per il tuo strumento, il fagotto?

La partitura è veramente ricca di colori, ci sono parti di rilievo per tutti gli strumenti, compreso il mio, anche se alcuni hanno dei soli importanti, come il violino , l’oboe, il flauto basso. Ma la cosa per me più singolare e divertente è che ho rivisto Fabio Vacchi proprio alla Scala dopo decenni: è stato mio maestro di composizione al Conservatorio di Vicenza.

Come è stato entrare nel tempio della musica mondiale? Suonare alla Scala fa sempre impressione?

Io ho alla Scala avevo già suonato, con la Mahler Chamber Orchestra e con la Budapest Festival Orchestra. E’ però la prima volta che suono con l’Orchestra della Scala. È una orchestra di altissimo livello con individualità straordinarie. Conoscevo già diversi colleghi incontrati in programmi con altre orchestre. Le professionalità del teatro sono tutte di serie A: dai ballerini ai tecnici di palcoscenico, dai costumisti ai truccatori. E’ inoltre impressionante vedere la mole di lavoro del teatro. In alcune giornate possono lavorare in parallelo anche tre produzioni, fra prove e spettacoli vari.

Il Teatro alla Scala è un vanto e mondiale. Forse va valorizzato meglio?

Penso che non ci rendiamo abbastanza conto, anche a livello politico, del patrimonio artistico di un teatro come la Scala, riconosciuto nel mondo. Con tutti i teatri d’opera italiani è il custode di una tradizione unica, come quella del canto lirico italiano, proclamato in dicembre patrimonio immateriale dell’umanità. Per me suonare nell’orchestra della Scala è un’esperienza unica ed esaltante.

Eva Purelli

Suggerimenti