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L'INIZIATIVA.

Grande guerra, lezione spettacolo

Andrea Pennacchi e la prospettiva “un po' sbilenca” per ricordare un “evento spaventoso”

Gerardo Rigoni
ASIAGO
Parte da Asiago la lezione spettacolo sulla Grande Guerra ideata e realizzata per gli studenti delle scuole superiori del Veneto da Arteven e dalla Regione. Una proposta, inserita nel programma delle iniziative finanziate dal Comitato regionale veneto per le celebrazioni del centenario della Prima Guerra Mondiale, voluta per diffondere la conoscenza su cosa fu la Grande Guerra.
Uno spettacolo che farà tappa in 40 scuole superiori venete ma, come partì dall'Altopiano la prima cannonata che diede inizio alla guerra dell'Italia, così dall'Altopiano parte questa iniziativa oggi, alle 11,30 nell'Istituto d'istruzione superiore di Asiago.
La lezione spettacolo condotta da Andrea Pennacchi, titolo La Grande Guerra (1914 - 1918), coniuga in modo equilibrato la ricerca storica con lo spettacolo "dando vita" ai personaggi coinvolti in quella tragedia studiati sui libri; i capi di Stato che quella guerra l'hanno decisa, i comandanti che quella guerra l'hanno condotta e soprattutto i numerosi vittime e mutilati lasciati sui campi di battaglia. Grazie al linguaggio teatrale i giovani conosceranno o ricorderanno una dolorosa pagina di storia, provando l'emozione generata dalla narrazione dal vivo; narrazione che fino a qualche decennio fa veniva tramandato dai padri e nonni ma che oggi rischia di trapassare da atroce esperienza a "semplice" fatto storico. Dimenticando quanto quell'atroce esperienza abbia segnato la vita civile di quegli anni. La lezione spettacolo ha il respiro di un racconto epico provando così a restituire l'epopea non tanto delle battaglie quanto di una grande sconfitta collettiva. Collettiva perché per i territori trentini, friulani e veneti il conflitto assunse il carattere di una guerra totale, con il coinvolgimento dei civili nelle operazioni belliche.
Ed è questo senso dell'insieme, di unità di popoli a fronte di una tragedia immensa che la lezione spettacolo vuole conservare.
Promuovendo la conoscenza dei luoghi teatro delle vicende belliche si intende conservarne anche il ricordo rimasto indelebile sul territorio e nella gente per decenni.
Spiega Pennacchi: «È una prospettiva un po' sbilenca la nostra, lontana dalle retorica della "grande guerra patriottica", ma rispettosa delle centinaia di migliaia di caduti, della loro gioventù, dei loro sogni raccontati attraverso le parole di poeti e scrittori che in quella guerra furono coinvolti direttamente come D'Annunzio, Gadda, Comisso, Ungaretti, Montale, Hemingway e Kipling. La memoria appartiene ai vivi, dice l'Ecclesiaste, e non ai morti, spetta quindi a noi ricordare questo evento spaventoso».

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