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La recensione

«Una bugia per due», risate bipolari

L'attore Vincent Dedienne
L'attore Vincent Dedienne
L'attore Vincent Dedienne
L'attore Vincent Dedienne

«Una bugia per due» di Rudy Milstein è una commedia fuori dagli schemi: non cerca la perfezione, quanto un difficile equilibrio tra gli opposti, trasmettendo un senso di elettrica allegria nonostante il soggetto, cioè le vicende di un gruppo di malati di tumore in causa contro una multinazionale e la storia dell’irresistibile ascesa di un giovane avvocato, al quale a sua volta è stato diagnosticato un cancro. E a prescindere dal titolo italiano (quello originale recita in francese «Je ne suis pas un héros»), c’è un certo dualismo insito nel film, scritto con grande eleganza e interpretato con pari classe e giustezza da tutti i componenti del cast. A partire dal protagonista, l’attore Vincent Dedienne nel ruolo dell’avvocato Louis, apprendista in uno studio di marpioni diretto dall’inflessibile marpionessa Elsa (Clémence Poésy). Carino, gentile, leggermente imbranato, Louis, per giustificare un ritardo a una riunione, decide di rivelare la sua malattia. In risposta riceve comprensione, attenzione, gentilezza, e inizia a crescergli dentro un alter ego deciso e brillante. Louis di tanto in tanto si misura con Bruno, il suo vicino di casa, schizzato che dice sempre quello che pensa perché, guarito da un ictus, ha perso ogni forma di inibizione. Se si tiene conto che il ruolo di Bruno è affidato allo stesso Milstein, regista del film, attore, showman, si capisce da dove venga la venuzza di surreale follia. Louis ha l’anima divisa in due e quindi, secondo il prevalere dell’una e del’altra, è attratto da due figure di donne opposte e nemiche, Elsa ed Hélène (Géraldine Nacache), battagliera e sboccata portavoce dei malati. Un altro dualismo, a caratterizzare un film bipolare anche come genere. Vedere per credere. F.Bon.

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