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«The Iron Claw», molto più di un biopic sul wrestling

In sala il film ispirato alle sfortunate vicende della dinastia Von Erich e diretto da Sean Durkin, con Zac Efron e Jeremy Allen White
I protagonisti Lily James e l'ex prodigio Zac Efron
I protagonisti Lily James e l'ex prodigio Zac Efron
I protagonisti Lily James e l'ex prodigio Zac Efron
I protagonisti Lily James e l'ex prodigio Zac Efron

Non è facile credere che un biopic sul wrestling con Zac Efron protagonista, l’ex bimbo prodigio della scuderia Disney, la stellina dei vari «High School Musical» e del pessimo «Baywatch» in formato grande schermo, meriti eccome un’occasione. Non badate a chi grida al capolavoro o agli eccessi di entusiasmo dei convertiti di turno, sempre pronti a spararla grossa per un like o per un follower in più, ma se pensate che siamo qui a parlarvi dell’ennesima americanata vi sbagliate di grosso. «The Iron Claw» è un film vero, con i suoi limiti e i suoi momenti così così, d’accordo, ma che ha tanto di buono da mostrare e da raccontare.

Tratto da una storia vera

Iniziamo dalle cose essenziali: «The Warrior» (questo il titolo aggiuntivo scelto per la distribuzione italiana) è modellato attorno alla tragica saga della famiglia Von Erich, padre e sei figli nati e cresciuti in Texas che tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta furono tra le principali attrazioni del wrestling professionistico americano. Perché tragica? Perché cinque dei sei Von Erich messi al mondo dal patriarca Fritz morirono troppo presto e troppo male: una scossa elettrica si portò via il piccolo Jack a soli sei anni, un’overdose (pare) costò la vita a David, mentre Kerry, Mike e Chris decisero di togliersi la vita, fiaccati dalla depressione e dalla tossicodipendenza. Il solo Kevin è sopravvissuto alla maledizione dei Von Erich, e non a caso è lui il protagonista al quale il già citato Zac Efron presta il suo faccione da bravo ragazzo e i suoi pettorali da lottatore. A dire il vero all’appello manca Chris, che è stato depennato dalla sceneggiatura forse per renderla un po’ meno straziante, ma più o meno il plot rispetta l’ascesa e soprattutto la caduta del clan Von Erich. Ci si commuove, insomma, si piange e ci si dispera, ma non è solo sull’effetto lacrima che la benemerita A24 e la BBC, che si sono fatte carico della produzione, e il regista Sean Durkin, autore anche del copione, fanno affidamento. «The Iron Claw», l’artiglio d’acciaio, la mossa segreta tramandata dal patriarca Fritz ai piccoli Von Erich, è il ritratto a tinte forti di una famiglia distrutta dalla crudeltà di un padre stolto, una parabola sul lato oscuro del sogno americano che spiega il prezzo che si paga quando si costringe qualcuno a farsi carico delle proprie ambizioni. Una variazione sul tema piccole donne pompata di steroidi; un giardino delle vergini suicide con più muscoli e la stessa quantità di capelli biondi. Valore aggiunto Jeremy Allen White, il Carmy di «The Bear», oltre alle musiche e all’ambientazione. Credeteci: è tutto vero.

Luca Canini
letterboxd.com/RivBea79/

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