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La novità

Sognando Nicolas Cage: la commedia si fa horror

In sala anche in italia «Dream Scenario» del norvegese Kristoffer Borgli («Sick of Myself»), prdotto dalla A24 con Ari Aster («Midsommar», «Beau ha paura»)
Il protagonista Nicolas Cage nel ruolo del professore universitario Paul Matthews
Il protagonista Nicolas Cage nel ruolo del professore universitario Paul Matthews
Il protagonista Nicolas Cage nel ruolo del professore universitario Paul Matthews
Il protagonista Nicolas Cage nel ruolo del professore universitario Paul Matthews

Il cinema è l’arte del sogno. Dai tempi di Georges Méliès e dei pionieri di cellulosa, di Fritz Lang e dell’espressionismo, di Hitchcock, Fellini e Buñuel. Ma il confine tra sogno e incubo è sempre stato molto, molto sottile. Per informazioni più precise al riguardo rivolgersi al viaggiatore onirico Nicolas Cage, protagonista dell’ultima genialata del norvegese Kristoffer Borgli: «Dream Scenario». Il regista del disturbante «Sick of Myself», spalleggiato dalla benemerita A24, la casa di produzione del momento, e sostenuto nel progetto da sua inquietudine Ari Aster («Midsommar», «Beau ha paura»), mette la firma su uno dei film più singolari e sorprendenti della nuova stagione (d’altronde con la A24 e Ari Aster a bordo è difficile limitarsi alle cosette), anche se alla prova della sala non sono tutte lodi e applausi.

Ma andiamo con ordine
Qualche coordinata necessaria. Il viaggiatore onirico di cui parlavamo qualche riga sopra si chiama Paul Matthews e di mestiere fa il professore universitario. Un tapino qualunque, un travet con una famiglia normale che sente di essersi lasciato alle spalle gli anni migliori e di essere stato fregato dalla vita. Il classico uomo tra la folla che però, di punto in bianco, si ritrova al centro di uno strano fenomeno: prima qualche amico, le figlie e un paio di conoscenti, poi centinaia di persone iniziano a sognarlo. Non fa niente di particolare Paul nei sogni degli altri: compare dal nulla, osserva ed esce di scena. Assurdo. Inquietante. Ma anche una specie di scorciatoia per la celebrità e forse persino per il riscatto personale. Almeno fino a quando dalle dolci notti si passa improvvisamente a dei veri e propri incubi, con il mite Paul che sveste gli abiti ordinari dell’amichevole professorino di quartiere per indossare di volta in volta quelli dell’omicida, dello stupratore, del Freddy Krueger della porta accanto. Siamo in piena zona horror, con Borgli che riesce a dare forma e sostanza all’inevitabile collasso (materiale ed emotivo) del mondo che ruota attorno ai Matthews. L’idea di partenza è buona, insomma, e il film se la gioca bene. Ma non del tutto. Perché dalla metà in poi più di un bullone inizia ad allentarsi e la struttura a scricchiolare. Passaggi poco chiari, strappi, fughe in avanti: la narrazione non è fluida come dovrebbe essere e qualche personaggio diventa poco credibile (il voltafaccia della moglie, ad esempio, è talmente repentino da risultare quasi inaccettabile). Un problema di scrittura. Che si fa ancora più evidente quando Borgli decide di affidarsi a una serie di espedienti narrativi tanto infantili quanto paradossali (il braccialetto che fa viaggiare nell’inconscio, la trasferta in Francia, l’agenzia di comunicazione). Peccato. C’erano le premesse per combinarla grossa ma tocca accontentarsi di un’ottima idea e di un Nicolas Cage supereroe normale e paladino di tutti gli sfigati. Ottimo lui, un po’ meno il film.

Luca Canini
letterboxd.com/RivBea79

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