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La 96esima edizione

Oscar 2024, le nostre previsioni: favoritissimi, esclusi e outsider

Domenica notte a Los Angeles la cerimonia di premiazione: per la quarta volta sarà il comico Jimmy Kimmel a condurre la serata.

Quel momento dell’anno è arrivato. Mettete in lavatrice la coperta di Linus, sprimacciate i cuscini del divano, allertate via WhatsApp i compagni di nottate e state pronti con il caffè americano: domenica sul red carpet di Los Angeles torneranno a sfilare stelle e stelline dell’ultima stagione, in diretta anche in Italia su Rai 1 a partire dalle 23.30. La volata per gli Oscar 2024 è ufficialmente lanciata e come sempre è il momento di provare a fare le carte all’edizione numero 96 dei premi assegnati annualmente dall’Academy, che per la serata conclusiva si è affidata per la quarta volta alla conduzione del comico Jimmy Kimmel.

Miglior film
Tutto dice «Oppenheimer», dall’alto delle 13 candidature e di un percorso di avvicinamento che ha già messo in fila una serie impressionante di riconoscimenti (compresi 7 Bafta e 5 Golden Globe). Difficile immaginare che alla collezione di Christofer Nolan non si aggiunga il premio Oscar. Dispiace per «Killers of the Flower Moon» di Martin Scorsese, al quale toccherà la parte dello sfidante sconfitto. Agli altri, «American Fiction» (lo trovate su Prime), «Anatomia di una caduta», «Barbie», «The Holdovers», «Past Lives», «Poor Things», «Maestro» e «The Zone of Interest», gli applausi e poco altro.

Miglior regia
Christopher Nolan. Che al secondo tentativo dopo «Dunkirk» dovrebbe andare a dama. Anche qui ci sono pochi dubbi. Martin Scorsese, che l’Oscar l’ha già vinto nel 2016 per «The Departed» ed è alla decima candidatura (una in più di Steven Spielberg), la possibile (ma molto improbabile) sorpresa. Yorgos Lanthimos, Jonathan Glazer e Justine Triet gli spettatori non paganti.

Attore protagonista
E fanno tre per «Oppenheimer», al secolo Cillian Murphy e i suoi occhi color ghiaccio. Strafavoriti. Con buona pace di Bradley Cooper/Leonard Bernstein, Colman Domingo, Paul Giamatti (il professor Paul Hunham del toccante «The Holdovers», alla seconda nomination in carriera dopo quella come non protagonista per «Cinderella Man») e Jeffrey Wright (strepitoso nel bellissimo «American Fiction»). Escluso di lusso Leonardo DiCaprio, l’Ernest Burkhart di «Killers of the Flower Moon».

Attrice protagonista
Finalmente un testa a testa. Con una favorita, certo, Lily Gladstone, la Mollie di «Killers of the Flower Moon», pronta a diventare la prima nativa americana a portarsi a casa la statuetta, ma stavolta con una contendente credibile: Emma Stone, la Bella Baxter di «Poor Things», a caccia del bis dopo l’anno magico di «La La Land» e le due candidature a vuoto come non protagonista («Birdman» e «La favorita»). Ad Annette Bening, Sandra Hüller (candidata per «Anatomia di una caduta» ma protagonista anche di «The Zone of Interest») e Carey Mulligan (che un Oscar per la Felicia Montealegre di «Maestro» se lo meriterebbe eccome) il compito di reggere il velo. Due qui le escluse di lusso: la Margot Robbie di «Barbie» e la Greta Lee di «Past Lives».

Attore non protagonista
E fanno quattro. Nell’anno di Nolan dovrebbe ritagliarsi il suo momento di gloria anche Robert Downey Jr. alias Lewis Strauss, il cattivo di «Oppenheimer», che l’ultimo giro in cinquina da protagonista se l’era fatto addirittura nel 1993 per «Chaplin». Certo, c’è un mito vivente come Robert De Niro, che di Oscar ne ha già vinti due, ma la carta «Killers of the Flower Moon», l’abbiamo già detto, non è di quelle vincenti. Più staccati Sterling K. Brown (superlativo in «American Fiction»), Ryan Gosling (il Ken di «Barbie») e Mark Ruffalo («Poor Things»).

Attrice non protagonista
Da’Vine Joy Randolph, la Mary Lamb di «The Holdovers», ha una mano e mezza sul premio. Anche perché tra le sfidanti non sembrano esserci alternative all’altezza. Emily Blunt in versione Kitty Oppenheimer forse, ma sarebbe molto più di un colpo di scena. Danielle Brooks («Il colore viola»), America Ferrera («Barbie») e Jodie Foster («Nyad») gli altri petali della rosa.

Film in lingua straniera
«Io capitano» e Matteo Garrone se la giocano ma non da favoriti. Le mani sul premio sono quelle dell’inglese Jonathan Glazer e del suo «The Zone of Interest» (parlato in tedesco, polacco e yiddish). Occhio all’outsider «Perfect Days» di Wim Wenders, in corsa per il Giappone, mentre «La società della neve» di J.A. Bayona (Spagna) e «La sala professori» di İlker Çatak (Germania) faranno le comparse. 

Miglior fotografia
Indovinate? Che dite? «Oppenheimer»? Esatto. Al secolo Hoyte van Hoytema. Robbie Ryan per «Poor Things» l’aspirante sorpresa. Ma è l’anno di Nolan e mandargli di traverso l’abbuffata sarà durissima.

Gli altri premi
«Spider-Man: Across the Spider-Verse» è il titolo su cui puntare per l'animazione, anche se il cuore dice «Il ragazzo e l'airone» di Miyazaki. Per la sceneggiatura originale davanti a tutti «Anatomia di una caduta» di Justine Triet, per quella non originale «American Fiction» di Cord Jefferson, basato sul romanzo «Erasure» di Percival Everett. Colonna sonora? Ludwig Göransson per «Oppenheimer» (John Williams c'è per l'ultimo «Indiana Jones» e fanno 54 nomination). Miglior canzone? «What Was I Made For?» di Billie Eilish, scritta per «Barbie». Per il miglior sonoro se la giocano «Oppenheimer» e «The Zone of Interest». I costumi a «Barbie», trucco e parrucco a «Poor Things».

 

Luca Canini

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