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Schermi & Visioni

Il Bernstein di Cooper, Capra e Rondine d'Oro

Accadde una notte
Frank Capra (1934)
Visto il periodo sarebbe troppo facile suggerirvi di vedere (o di rivedere, se non lo avete già fatto nei giorni scorsi) quel monumento al Natale che risponde al titolo di «La vita è meravigliosa», ma approfittando del regalo piazzato sotto l’albero da RaiPlay - sette film del padre nobile della commedia hollywoodiana a portata di clic gratuito -, mi permetto di consigliarvi «Accadde una notte» («It Happened One Night»). Che di Frank Capra è giustamente uno dei capolavori più celebrati e conosciuti. Clark Gable, Claudette Colbert, l’America on the road uscita malconcia dalla grande depressione, l’amore impossibile tra due personaggi agli antipodi: un giornalista spiccio e burbero ma dall’animo nobile, un’ereditiera viziata e ribelle ma dal cuore tenero. Tutto è iniziato da qui: non c’è favola più romantica di questa, unità di misura e punto di riferimento per centinaia di titoli a venire. Essenziale è dire poco. Voto: 10+.

Come Drink with Me
King Hu (1966)
Mentre dall’altra parte della Manica i due cofanetti curati dalla Arrow stanno andando a ruba (li trovate ancora qua e là in vendita su internet), ci pensa Mubi al di sotto delle Alpi a riaccendere i riflettori sulla Shaw Brothers, la casa di produzione di Honk Kong che, tra la seconda metà degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta, ha segnato l’epoca d’oro dei wuxia e dei film di kung fu. Al momento ce ne sono una quindicina disponibili: da «Cinque dita di violenza», citato anche da Nanni Svampa e Lino Patruno in uno dei loro celebri sketch, a «Mantieni l’odio per la tua vendetta». Classici su classici. Tutti da vedere. Partendo magari da «Come Drink with Me» («Le implacabili lame di Rondine d’Oro») di King Hu, girato in parte a Taiwan, la pellicola che ha segnato l’inizio della rivoluzione Shaw e lanciato la carriera dell’amazzone guerriera Cheng Pei-Pei. Voto: 8.

Maestro
Bradley Cooper (2023)
È sbarcato da poco su Netflix e la curiosità era tanta: per la seconda volta dietro alla macchina da presa, dopo l’esordio del 2018 con «A Star Is Born» - che più che i cinefili fece la gioia dei fan di Lady Gaga -, ma soprattutto per il personaggio con il quale Bradley Cooper ha deciso di confrontarsi. Mica facile raccontare le mille vite di Leonard Bernstein, genio vorace e sfuggente, esplosivo e scandaloso. «Maestro» ci riesce solo in parte, dando spazio soprattutto al privato. Una scelta che paga quando a dettare il mood è la recitazione dal volto umano di Carey Mulligan/Felicia Montealegre, che porta a scuola il continuo sopra la righe da «voglio l’Oscar» di Cooper/Leonard. Buona la regia, gustosa la confezione visiva, ma la grande assente è la musica, che in un film su Bernstein è un peccato imperdonabile. Voto: 6+.

Luca Canini
luca.canini@bresciaoggi.it

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