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«How to Have Sex», così è la vita

Due delle tre protagoniste
Due delle tre protagoniste
Due delle tre protagoniste
Due delle tre protagoniste

Molly Manning Walker, regista inglese, trentenne, è riuscita a costruire una perfetta simbiosi con tre ragazze nate una quindicina d’anni dopo di lei e a rappresentarle in un film, in un grande film - tutto è grande in «How to Have Sex» tranne l’età delle protagoniste, Tara, Em e Skye, e quella della regista -. Le ragazze sbarcano a Malia, sull’isola di Creta, ed è subito festa continua: si sentono libere e sono lì per divertirsi. Non sono «grandi» le tre ragazze ma hanno una grande libertà e voglia di vivere, assieme alla capacità di soffrire e dimostrare sensibilità e consapevolezza, pur nel turbine di una programmatica sfrenatezza. Tara, Em e Skye decidono di misurarsi con la vita e il sesso, soprattutto Tara che non ha ancora esperienza in materia, vivendoli con una carica di istintiva passione; e la regista è con loro, dentro le loro menti e i loro corpi, oserei dire. Il titolo sembra fare l’occhiolino al cinema hard, niente di più falso: sarebbe bastato dire «How to Have Life»; una vita vera, senza condizionamenti e divieti da aggirare o, peggio ancora, istinti maschili da tenere a bada senza negarli. Il personaggio di Tara è quello più complesso, più ricco di ombre e sfumature, soprattutto perché la ragazza si isola e sperimenta da sola come sia difficile dare o negare il proprio consenso restando autentiche e nello stesso tempo cercare istintivamente l’esultanza del corpo. «How to Have Sex» è un film che richiede comprensione più che giudizio: impresa difficile, quasi impossibile, a meno che non si sia muniti di doti mimetiche eccezionali per sentire il flusso prepotente della vita al pari di queste ragazze sovente sole, senza collari e supporti familiari o sociali. 

F.Bon.

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