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Vino

Le bollicine del Trentino

La bella Nicole Segala fa da madrina alle bollicine metodo classico
La bella Nicole Segala fa da madrina alle bollicine metodo classico
La bella Nicole Segala fa da madrina alle bollicine metodo classico
La bella Nicole Segala fa da madrina alle bollicine metodo classico

Chi l'avrebbe mai detto? Quando si pensa alle bollicine italiane si pensa al Prosecco del Veneto, alla Franciacorta per il metodo classico. Ma vicino al Vicentino (e vi confina per metà provincia) il Trentino ha una tradizione di tutto rispetto riguardo alle bollicine. E la realtà dell'oggi è altrettanto interessante. Cento anni fa Giulio Ferrari ha l'intuizione di coltivare l'uva Chardonnay in Trentino. Era un giovane cantiniere che nel 1902 resta folgorato da un'idea: trasferire la tradizione francese nella sua terra, dove la latitudine è più bassa, ma i vitigni stanno più in alto. Così la doc Trento diventa la prima al mondo dopo la Champagne ad essere assegnata a un metodo classico.
Oggi il l'Istituto Trentodoc (che sta per trasformarsi in Consorzio, ed è presieduto da Enrico Zanoni) conta ben quarantuno produttori, fra grandi e piccoli, alcuni innovativi ed altri più tradizionali, che propongono sul mercato più di 100 etichette pregiate, ciascuna con una propria peculiarità organolettica, ma con un unico comune denominatore: il territorio. Il mercato italiano assorbe oggi circa il 90% della produzione di Trentodoc (8 milioni di bottiglie del 2011) mentre il restante dieci per cento viene distribuito negli altri Paesi europei e nel resto del mondo.
Come si vede, si tratta di cifre di tutto riguardo: basti pensare che il più celebre Franciacorta ha una produzione di dodici milioni di bottiglie, ma solo qualche anno fa era al livello di quella trentina.
Ma che cosa ha di particolare il Trentino da renderlo perfetto per la produzione di metodo classico? Il clima e un particolare terreno. Accanto alle montagne, ai ghiacciai eterni e alle guglie dolomitiche, infatti, si stendono infiniti vigneti, che arrivano fino agli ottocento metri sul livello del mare.
Enzo Vizzari, direttore delle Guide de L'Espresso, nell'ultimo numero de Le Venezie, rivista della Fondazione Masi, in un lungo pezzo parla dei vini del Trentino, riconoscendo loro “una grande originalità, perché non sono mai appiattiti sul gusto internazionale”. “L'accento è sulla personalità della vigna, del cru, quindi sulla qualità della materia prima. La Cantina viene successivamente”. Vizzari sottolinea, inoltre, che questi vini sono meno conosciuti di quanto meriterebbero, e incita i produttori a intraprendere nuove azioni promozionali.
Che le bollicine del Trentino rappresentino una viticultura di alto livello lo conferma anche il Gambero Rosso che ha assegnato i “Tre Bicchieri” a sette Trentodoc: Altemasi Graal Brut Riserva '05, Cesarini Sforza Aquila Reale Riserva '05, Balter Riserva '06, Metius Methius Riserva '06, Letrari Brut Riserva '07, Ferrari Perlé Nero '06, Istituto Agrario San Michele all'Adige Mach Riserva del Fondatore '07.
Ecco le 41 aziende che fanno parte del “Trentodoc”: Abate Nero, Accademia del vino Cadelaghet, Agraria Riva del Garda, Altemasi di Cavit, Balter, Bellaveder, Aldeno, Cantina d'Isera, Cantine Monfort, Cantina Mori colli Zugna, Cantina rotaliana di Mezzolombardo, Cantina Toblino, Cantina sociale di Trento Le Meridiane, Cembra cantina di montagna, Cesarini Sforza spumanti, Cesconi, Concilio, Conti Bossi Fedrigotti, Conti Wallenburg, Endrizzi, Ferrari F.lli Lunelli, Gaierhof Giori distillati trentini, Istituto agrario di S. michele all'Adige - Fondazione Edmund Mach, Letrari, Madonna delle Vittorie, Maso Martis, Metius, Moser Francesco, Opera vitivinicola in Valdicembra, Pedrotti spumanti, Pisoni fratelli, Revì, Rotari, San Michael, Simoncelli Armando, Viticoltori in Avio, Vivallis, Zanotelli Elio, Zeni Giorgio, Zeni Roberto.

Antonio Di Lorenzo

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