<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
I dati della Camera di Commercio

Previsti 10mila assunti nel Vicentino ma se ne trova solo la metà

Foto da Pixabay
Foto da Pixabay
Foto da Pixabay
Foto da Pixabay

La ripresa vicentina passa ad ottobre per oltre 10 mila assunzioni, ma è introvabile il 44% dei profili. Solo nei reparti di produzione ne cercano 5.440, di cui il 31% con meno di 30 anni: il 49,6% risulta di difficile reperimento. C’è un ostacolo che rischia di frenare il rimbalzo economico e del mercato del lavoro: è la difficoltà delle imprese a reperire i profili richiesti. Nel bollettino Excelsior di Unioncamere e Anpal (Agenzia nazionale politiche attive del lavoro) con i dati forniti dalla Camera di commercio di Vicenza, emerge come ad ottobre nel Vicentino le aziende abbiano in programma 10.130 assunzioni. E da qui a fine 2021 sono oltre 26 mila le entrate previste nel mondo del lavoro, quasi 9.500 in più (+36%) rispetto allo stesso periodo 2019 (pre-covid). Ma a pesare su questa ripartenza è il “mismatch” tra domanda e offerta: il 44% dei profili risulta introvabile, 8 punti percentuali in più della media nazionale. E se è vero, come indica l’indagine, che le entrate previste nel Vicentino si concentreranno per il 63% nell’industria (comprese le costruzioni) e per il 58% nelle aziende con meno di 50 dipendenti i segnali positivi che arrivano da tutti i comparti e soprattutto dalla manifattura, nonostante le tensioni sul mercato dell’energia e delle materie prime, rischiano di subire una battuta d’arresto per via della difficoltà a trovare i profili richiesti.

 

 

FAME DI SPECIALIZZATI. Oltre la metà della torta di assunzioni riguarda gli operai specializzati e conduttori di impianti, già difficili a reperire di per sé nella manifattura vicentina anche prima del covid e la cui richiesta di competenze oggi con la ripartenza si fa ancora più forte: rappresentano il 53% delle entrate previste. Il 18% sarà invece destinato a dirigenti, specialisti, tecnici, quota inferiore alla media nazionale (20%), seguiti da professioni commerciali e dei servizi (15%), profili generici (9%) e impiegati (15%). E per una quota pari al 65% delle entrate il ritornello è sempre lo stesso: cercasi esperienza professionale specifica o nello stesso settore. Ma, come detto, in 44 casi su 100 le imprese vicentine prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati contro una media del 36% in Italia dove, complessivamente, sono programmate 505 mila assunzioni. In Veneto ad ottobre saranno 49.600.

L'INDUSTRIA CHIAMA. È l’industria il comparto che più necessità di personale: da ottobre a fine anno prevede quasi 16 mila assunzioni, il doppio di quelle previste nello stesso periodo del 2019 pre-pandemia, mentre poco più di 10 mila sono le previsioni dei servizi, il 18% in più dello stesso periodo di due anni fa. Ed è in questo autunno caldo che la situazione sta diventando problematiche per le imprese vicentine. Ad ottobre i principali settori di attività che prevedono di assumere sono le industrie meccaniche ed elettroniche (1.490 assunzioni, saranno 3.900 da qui a fine anno) e le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (1.260 per arrivare a 3.110 a fine dicembre). Ma anche le industrie tessili, dell'abbigliamento e calzature (1.210 e ne prevedono quasi 3 mila per fine 2021) che più hanno sofferto nella pandemia per il lockdown e le ripetute chiusure dei negozi e ora toccano la ripresa economica. E così una esplosione graduale anche dei servizi di alloggio, ristorazione e servizi turistici: ad ottobre prevedono 940 assunzioni tra cuochi e camerieri per arrivare a quasi 2.500 a dicembre. Così come il commercio: da 880 entrate previste a ottobre arriverà a triplicare a fine anno.

SERVONO GIOVANI. Il 33% di assunzioni interesseranno under 30, il 10% delle entrate previste sarà destinato a laureati, seguiti da diplomati delle superiori (34%) e qualifica professionale (22%). Ma per 1 su 3 non è richiesto titolo di studio. Le imprese che prevedono assunzioni saranno il 14% del totale. E promettono fin da subito bene se, come emerge, nel 27% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 73% saranno a termine, vale a dire a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita. In ogni caso è l’area di produzione di beni ed erogazione di servizi a riscontrare i maggiori problemi nel reperire personale. Nelle aree tecniche di progettazione su 1.630 assunzioni il 52% è introvabile, nella logistica su 1.200 sono 1 su 3, nelle vendite su 1.350 quasi il 30%, nelle direzioni su 240 possibili, il 41% non li trovano. Sa di miracolo l’area amministrativa: ne cercano 280, non riescono a trovarne “solo” un quarto. 

Roberta Bassan

Suggerimenti