<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
NIUKO CONFINDUSTRIA

Dimissioni dalle aziende: +12%. C’è chi trova un posto migliore

Un momento dell'incontro on  line di Niuko
Un momento dell'incontro on line di Niuko
Un momento dell'incontro on  line di Niuko
Un momento dell'incontro on line di Niuko

Un dipendente che decide di lasciare l’azienda è un campanello d’allarme, si tratta di una scelta che potrebbe ripercuotersi sulla reputazione aziendale e sul fatturato. Indagare le ragioni che l’hanno influenzata e mantenere un buon rapporto anche dopo che il dipendente ha lasciato il suo impiego è fare il bene dell’impresa; meglio ancora, bisognerebbe prevenire le dimissioni volontarie. Il motivo è che i dipendenti sono gli “influencer” più credibili per un’impresa. E in tempi in cui le aziende sono molto attente al ‘customer journey’, il percorso di acquisto e post vendita di un cliente, farebbero bene ad occuparsi anche di ‘employer journey’, perché l’esperienza del dipendente in l’azienda ha un impatto praticamente sovrapponibile a quello del cliente. In fuga dal posto di lavoro Lo ha spiegato Rosanna Del Noce, consulente nell’ambito risorse umane che ha partecipato ad webinar organizzato da Niuko (l’ad è Marina Pezzoli) per approfondire il tema delle dimissioni volontarie di massa: il fenomeno è esploso nel post-pandemia negli Usa ma ha investito in modo significativo anche l’Europa. In Italia solo nei primi 10 mesi del 2021 sono state 777 mila le cessioni volontarie nei contratti a tempo indeterminato (40mila in più rispetto a 2 anni prima). Per il Vicentino, i dati forniti dalla Camera di commercio si riferiscono al confronto tra il 2019 e il 2021: a fronte di un dimezzamento dei licenziamenti per motivi economici, le dimissioni volontarie sono cresciute del +12,5% (il 40% di donne, come a livello nazionale). Il dato Veneto del biennio è invece + 14%, ma il rapporto di Veneto Lavoro evidenzia anche che la rioccupazione entro 7 giorni dalla fine del precedente rapporto segnala un +21% sul 2019: mette in risalto che le scelte sono guidate dalla forte possibilità di ricollocarsi. Benessere batte aumento di stipendio Come è emerso all’incontro, moderato da Fabio Pierobon di Niuko, si tratta di un fenomeno che riguarda soprattutto i più giovani; da un’indagine svolta dal centro ricerche di Aidp tra 600 soci (direttori del personale e professionisti delle risorse umane) e illustrata dal coordinatore nazionale Umberto Frigelli, per il 70% le dimissioni ricevute sono state inaspettate e 6 volte su 10 dipendevano da una nuova percezione della dimensione lavorativa. Le ragioni erano attribuibili, nell’ordine, per il 40% alla rinnovata vivacità del mercato del lavoro, poi da condizioni economiche più favorevoli, più opportunità di crescita, maggiore equilibrio tra vita lavorativa e personale e nel 22% dei casi dalla ricerca di un nuovo senso della vita e un miglior clima aziendale. Per Frigelli «il tema forte è quello della soddisfazione lavorativa, di tensioni e bisogni che non si sanno gestire, e se il problema è di tipo gestionale non ci sono soluzioni transazionali che tengano: non basta un aumento di stipendio. Ricordiamolo: spesso si sceglie l’azienda dove lavorare, ma la si abbandona a causa dei capi». Coltivare la relazione «Un ambiente di lavoro in cui si sta bene, opportunità di carriera o di crescita: oggi c’è bisogno di uno scopo per non cambiare lavoro – dice Andrea Montuschi di Qualtrics - altrimenti i giovani, già consapevoli che di azienda in azienda matureranno più competenze, non rimarranno. I collaboratori sotto i 35 anni, inoltre, vivono nell’era del feedback: hanno bisogno di riscontri frequenti e di una gestione del lavoro che concili benessere e vita professionale». Dare la giusta attenzione al percorso del lavoratore valutandone con costanza prestazioni, potenziale, e responsabilizzando i capi nella gestione del personale, significa creare una relazione che porterà benefici sempre. «Il dipendente in uscita – spiega Del Noce - può diventare un detrattore dell’azienda, oppure rimanerne un sostenitore esercitando una capacità di attrazione verso la sua rete o facilitando nuove partnership. Ecco perché, al momento delle dimissioni, è importante utilizzare anche strumenti come post o video per sottolineare pubblicamente il valore del contributo portato in azienda». Più che di “dipendenti”, dunque, bisognerebbe parlare di “partner” da fidelizzare, sottolinea Aberto Favero vicepresidente di Confindustria con delega alle relazioni industriali: «È necessario valorizzare i singoli, ma anche i team. Il coinvolgimento è la strada verso la cultura positiva dell’azienda. E non dimentichiamo - è la conclusione di Favero - che il costo annuale di sostituzione di un dipendente può anche raddoppiare. E non si tratta di solo di un impatto economico».•.

Cinzia Zuccon

Suggerimenti